Quattro ambientalisti uccisi ogni settimana nel 2017

Quattro ambientalisti uccisi ogni settimana nel 2017

Le cifre shock del nuovo rapporto di Golobal Witness: con 207 vittime in 22 Paesi il 2017 è stato ancora un anno record per gli omicidi legati alla difesa della terra. E crescono in maniera impressionante quelli legati alla produzione dell’olio di palma

 

A chi si oppone allo sfruttamento indiscriminato della terra nelle periferie del mondo capita sempre più spesso di essere ucciso. A confermare con dei numeri un fatto più volte denunciato su questo sito è il nuovo rapporto di Global Witness, l’ong che a livello globale monitora questo genere di violenze. Il dato riferito al 2017 è di nuovo il più alto mai registrato in questo genere di statistiche: sono ben 207 gli omicidi legati alla terra e alle questioni ambientali registrati in 22 diversi Paesi del mondo. Vuol dire che durante lo scorso anno ogni settimana vi sono stati almeno quattro ambientalisti uccisi nel mondo.

Tra i casi più eclatanti citati dal rapporto c’è quello dell’attivista colombiano Hernán Bedoya assalito ben 14 volte dai paramilitari per le sue proteste contro le piantagioni di olio di palma e banane che si vanno espandendo nel territorio della sua comunità abbattendo la foresta. Nelle Filippine, dopo la protesta per l’espansione di una piantagione di caffè, una comunità che abitava dei pressi del Lago Sebu ha subito un attacco dall’esercito, che ha lasciato otto morti e cinque feriti. In Brasile poi l’episodio più grave è stato quello degli indios della comunità di Gamela, assaltati per aver difeso la foresta.

Proprio il Brasile è il Paese con il numero maggiori di omicidi registrati; ben 57 gli ambientalisti uccisi nel 2017. Complessivamente il 60% delle morti è avvenuto in America Latina, con incrementi significativi anche in Messico, Perù e Nicaragua. Ma anche nelle Filippine gli ambientalisti uccisi hanno toccato quota 48, il numero più alto mai registrato in un Paese asiatico.

Tra i trend segnalati da Global Witness c’è la crescita preoccupante dei legami tra queste morti e l’agro-business: ben 46 omicidi hanno colpito attivisti che erano impegnati in campagne contro attività legate all’agricoltura su scala industriale. In particolare sono in crescita gli omicidi che hanno a che fare con le battaglie contro l’olio di palma. Quaranta invece i casi riconducibili a battaglie contro gli interessi minerari. Numeri che chiamano in causa anche grandi compagnie e noi consumatori che non si facciamo troppe domande sulla provenienza delle materie prime utilizzate in tanti prodotti che utilizziamo quotidianamente. Proprio questo il rapporto è intitolato provocatoriamente «A quale costo?».

Da registrare, infine, 23 casi di omicidi di agenti o attivisti impegnati nella lotta al bracconaggio, soprattutto nei parchi nazionali africani.