Nelle icone di father Giuliani, Gesù è un Lakota

Nelle icone di father Giuliani, Gesù è un Lakota

Osservare le opere di father John Giuliani (1932-2021) è come entrare in un mondo inaspettato, meticcio e affascinante, in cui i colori, la cura per i particolari e per gli elementi culturali si fondono in un messaggio di rispetto e di fratellanza universale.

Nei dipinti di Giuliani, sacerdote e iconografo del Connecticut che nella sua arte scelse di celebrare la spiritualità dei nativi americani, Gesù e i discepoli hanno capelli neri, lunghi e lisci, e indossano meravigliosi mantelli con le decorazioni tipiche delle tribù navajo. La Madonna e il Bambino sono caratterizzati da fattezze e costumi hopi, mentre angeli e santi ricordano gli indigeni del Centro e Sud America. Nella Trinità Gesù appare vestito come un indiano lakota con la casacca tradizionale della vittoria, è sovrastato da un’aquila con le ali spiegate (lo Spirito Santo) e da uno spirito degli antenati con capelli argentei e copricapo da battaglia (Dio padre).

In queste opere father Giuliani si ispira al mondo fortemente simbolico e al tempo sospeso delle icone, da cui riprende alcuni aspetti stilistici come la centralità degli sguardi, l’oro, la ricchezza dei simboli, ma li fonde con il ricco contesto culturale dei popoli nativi, a cui riconosce una grande dignità e una forte affinità spirituale con il cristianesimo: «Anche se non sono un nativo americano, ho un grandissimo rispetto per le diverse culture di questa terra. La loro conoscenza del mondo, della natura e di Dio, l’enfasi nell’esserne custodi piuttosto che sfruttatori, tutto questo è straordinariamente consonante con il miglior pensiero e la migliore tradizione cristiana».

Una sensibilità e un rispetto che gli derivano dall’essere americano ma anche figlio di immigrati italiani, sacerdote e artista. Nel 1990, trent’anni dopo aver abbandonato gli studi di arte, padre Giuliani viene folgorato da un corso di iconografia: decide di mettere le sue doti espressive a servizio della fede, di dare un volto alle culture indigene che tanto hanno sofferto dai tempi dell’arrivo di Colombo, di riconoscerle pienamente come parte della famiglia di Dio, offrendo uno sguardo ammirato e un sentito tributo alla loro grande spiritualità. MM