Laici a vita per la missione

Laici a vita per la missione

Domenica 8 ottobre a Introbio (Lc) il Pime apre un intero anno di riflessione dedicato ai missionari laici consacrati a vita. Con un ricordo particolare di fratel Felice Tantardini, missionario in Myanmar per quasi settant’anni di cui è in corso la causa di beatificazione

 

«Il Pime non è solo un Istituto di sacerdoti missionari. Abbiamo anche i laici consacrati, che scelgono di emettere una promessa definitiva per l’impegno missionario a vita. Tra loro ci sono state persone splendide come fratel Felice Tantardini (1898-1991), che è stato missionario in Myanmar per quasi settant’anni. Anche ispirandoci a lui, vorremmo approfondire e riscoprire questa particolare vocazione». Padre Ferruccio Brambillasca, superiore generale del Pime, presenta così la decisione di dedicare un anno speciale alla riflessione e alla promozione della vocazione dei missionari laici nel Pime.

L’anno si aprirà l’8 ottobre con una Messa a Introbio, in provincia di Lecco, paese natale di Tantardini, e proseguirà fino a settembre del 2018 con una serie di incontri e occasioni di scambio, sia all’interno del Pime che con le comunità e le persone con cui opera. «Abbiamo scelto come figura di riferimento fratel Felice, che è stato in Myanmar dal 1922 sino alla sua morte nel 1991, perché è un modello di santità e dedizione radicale alla causa del Vangelo – continua padre Ferruccio -. Di lui è in corso il processo di beatificazione, sostenuto particolarmente dai cristiani birmani che lo ricordano con tanta devozione ma anche dai suoi conterranei di Introbio, che già lo pregano come un santo».

Nell’ex Birmania, fratel Felice ha fatto soprattutto il fabbro, il muratore, il falegname e l’idraulico, unendo in modo inscindibile un’incredibile energia nel lavoro a una profonda spiritualità. Del suo nome aveva fatto il suo ideale di vita: «Sforzarmi di essere felice, sempre e a ogni costo, ed essere intento a far felici anche gli altri», si legge nel suo diario ripubblicato di recente (“Il fabbro di Dio”, Emi).

«Fratel Felice è stato un uomo di una semplicità estrema, ma in Myanmar nei luoghi dove ha abitato lo conoscono tutti – dice fratel Marco Monti, membro della direzione generale del Pime -. Certo, la sua modalità di essere missionario laico era quella dei suoi tempi, ma il suo esempio di santità è ancora attualissimo».

Oggi i missionari laici che hanno scelto di dedicare tutta la vita alla missione con il Pime sono 21, presenti in sette Paesi: Brasile, Italia, Camerun, India, Bangladesh, Hong Kong e Papua Nuova Guinea.

Fratel Marco Monti, laureato in economia, ha emesso la promessa definitiva nel 1999 e per 14 anni è stato missionario in Thailandia, dove ha diretto il centro per persone disabili a Phrae. «Il Pime l’ho conosciuto per caso – racconta -. Me ne parlò un amico durante un’esperienza alla comunità di Taizé; mi confrontai poi con il mio direttore spirituale che mi disse che il Pime accettava anche membri laici e mi invitò a passare da Milano a chiedere informazioni. La mia vocazione è nata così».

Grazie al cammino fatto dalla Chiesa negli ultimi anni e al Concilio Vaticano II, oggi la vocazione del missionario laico, consacrato e no, è più attuale e necessaria che in passato. «Il documento conciliare Lumen Gentium presenta la Chiesa come popolo di Dio, e quindi anche la missione deve essere vista in quest’ottica – afferma padre Davide Sciocco, che presiede la commissione che ha dato vita a questo anno speciale dedicato ai laici a vita -. Noi missionari del Pime siamo dei battezzati che hanno ricevuto un carisma particolare che dobbiamo donare alla Chiesa, quello della missione ad gentes; questo carisma lo viviamo con modalità diverse. Tutti come battezzati, alcuni come ministri ordinati».

Secondo padre Ferruccio Brambillasca, «fare emergere questa vocazione particolare in Italia è anche un modo per presentare un volto più realistico della missione, che non è fatta solo di sacerdoti, ma anche di fratelli consacrati, di laici e famiglie che con tempi e modi diversi si spendono per l’annuncio del Vangelo».

I laici consacrati, poi, sono membri a tutti gli effetti del Pime. L’anno loro dedicato, oltre all’apertura l’8 di ottobre a Introbio, prevede come momenti forti una serata speciale sui laici e la missione il 25 ottobre al Pime di Milano, durante la quale sarà anche ricordato fratel Tantardini, e un convegno teologico al seminario di Monza a settembre del 2018. In più, sono previste una mostra e alcune pubblicazioni. Una è un inserto speciale allegato al numero di ottobre di Mondo e Missione. Per quanto riguarda i libri su fratel Felice, oltre a “Il fabbro di Dio”, è disponibile “Il santo con il martello” di padre Piero Gheddo (Emi), mentre un altro volume, “Apostoli del quotidiano” di Paolo Brunacci (Emi), racconta l’avventura straordinaria di sette missionari laici del Pime dei nostri giorni.

A Introbio è attivo un gruppo di volontari coordinati da Marco Sampietro, docente di italiano al liceo Manzoni di Lecco, che si è appassionato alla figura di fratel Felice. «Anni fa, una sua nipote ci ha consegnato una copia manoscritta del suo diario, che abbiamo poi pubblicato a puntate sul bollettino parrocchiale – racconta Sampietro -. Da allora abbiamo promosso diverse iniziative per farlo conoscere nelle parrocchie e nelle scuole. Abbiamo anche un’immaginetta e una sua reliquia (un pezzo della sua veste, ndr), e recitiamo da anni una preghiera, che però non è ancora approvata ufficialmente.

«Fratel Felice era una persona molto semplice. La sua santità non era qualcosa fuori dall’ordinario, riusciva a viverla nella quotidianità, istaurando rapporti molto amichevoli con gli altri e condendo la vita con il suo spiccato senso dell’umorismo. Forse è proprio questo che affascina di lui. Ai ragazzi di oggi il suo esempio può insegnare soprattutto a essere perseveranti e tenaci nel perseguire un obiettivo. Lui aveva un sogno, quello della missione in Paesi lontani, ed è stato tenace nel perseguirlo».