Tre grandi sfide per la missione in Thailandia

Tre grandi sfide per la missione in Thailandia

Dopo 350 anni, ripartire dal dialogo con il buddhismo, dall’ascolto delle culture locali e dall’impegno per aiutare la Chiesa a uscire dalla sua “comfort zone”. Le riflessioni di padre Marco Ribolini, missionario del Pime nel Nord del Paese asiatico

La Chiesa e la missione in Thailandia hanno da poco celebrato i 350 anni dalla nascita del Vicariato apostolico del Siam (che ricorrevano nel 2019). Questo anniversario richiede una riflessione che il mondo missionario deve compiere per tracciare un primo bilancio dell’opera evangelizzatrice nella penisola indocinese. L’impegno di tanti testimoni che hanno accettato di “raccontare Cristo” fino a queste terre così lontane geograficamente e culturalmente richiede, a noi che lo stiamo continuando, un rilancio con un entusiasmo rinnovato. Tre mi sembrano essere le linee guida principali: il rapporto con il buddhismo, l’ascolto delle culture di cui l’Asia è ricca e infine la necessità di trovare nuove strade di evangelizzazione per una Chiesa che si sta accontentando della propria “comfort zone”.

In Thailandia il buddhismo è seguito da circa il 95% della popolazione e nei fatti è la religione di Stato. Il dialogo, necessario, richiama a un rapporto di rispetto reciproco, di verità nelle differenze e di collaborazioni nei percorsi in comune a favore della società. Il Pime, nella figura di padre Daniele Mazza, ha da anni deciso di impegnarsi a fianco della Chiesa locale proprio su questo percorso.
Come insegnava il cardinal Martini, la Sacra Scrittura è un percorso di comunicazione di Dio con l’uomo; questa rivelazione si compie in un dialogo con la e con le culture. Il recente Sinodo dell’Amazzonia ha riproposto il tema del rispetto delle istanze identitarie e linguistiche in cui la missione opera: l’evangelizzazione non può sottrarsi alla fatica di “declinare” la Parola di Dio tenendo conto del contesto. Il rapporto con le culture asiatiche e la delicata relazione tra la cultura maggioritaria e quelle minoritarie rendono questo percorso ricco e insidioso allo stesso tempo: una sfida da accogliere con la fiducia nello Spirito della Pentecoste.

L’altra sfida è spronare la Chiesa a uscire dalla sicurezza rappresentata dall’impegno nelle scuole cattoliche. Spesso sacerdoti e religiosi/e confinano l’annuncio del Vangelo alle confortevoli mura degli istituti educativi privati, accontentandosi dell’impegno amministrativo e della cura pastorale di chi già è cristiano. Il mondo missionario in Thailandia ha bisogno di creare percorsi di comunicazione e riflessione in comunione con la Chiesa locale in modo da fecondarla con il suo spirito. Madre Teresa è l’esempio da seguire: è stata capace di mostrare il volto del Dio cristiano al mondo asiatico, uscendo dal recinto della scuola privata nella quale lavorava come insegnante.

In questi 350 anni molti sono stati i missionari, provenienti da varie nazioni, che hanno dedicato la propria vita all’annuncio del Vangelo con fede instancabile. A distanza di tanto tempo, la missione ha bisogno di essere rinnovata a partire dalla comunità locale, per essere capace di rendere meno estraneo e meno straniero il volto di Dio.

Guarda qui una videotestimonianza di padre Marco Ribolini

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