«Gioca anche tu al trafficante d’armi»

«Gioca anche tu al trafficante d’armi»

GTA – una delle serie di videogame più vendute – ha appena lanciato il suo nuovo prodotto: basta furti d’auto o scontri tra gang urbane; si passa a «una prolifica carriera da trafficante d’armi». Un’operazione che ammicca in maniera neanche troppo nascosta agli affari d’oro in questo tempo di conflitti

 

Che in questi anni – dallo Yemen alla Siria, dalla Nigeria all’Ucraina – i trafficanti d’armi abbiano fatto affari d’oro non è più nemmeno una notizia. Lo abbiamo ripetuto tante volte, spiegando con dati ben precisi perché il grido del Papa sul commercio delle armi come motore delle guerre, non sia affatto uno sguardo naive ma una descrizione terribilmente realista di una fetta significativa della nostra economia.

Ma è un grido che comunque non ci scuote: c’è una normalizzazione diffusa intorno a questo tema, preferiamo far finta di non vedere. Poi però può capitare di imbattersi in un annuncio abbastanza sorprendente che gira da qualche giorno sui social network. Una pubblicità con oggetto un gioco di ruolo chiamato Gunrunning, che altro non è che una fabbrica virtuale di armi.

Non sono così ingenuo da non sapere che le armi sono da parecchio tempo il pezzo forte di tanti videogame. C’è persino chi sostiene che sparare su uno schermo sia un modo per esorcizzare la violenza. Qui però il discorso è un po’ diverso e intercetta – appunto – il vento che tira.

Il videogioco in questione è infatti l’ultimo prodotto della serie GTA, una delle più vendute degli ultimi anni. Dove GTA sta per Grand Theft Auto, il mago dei furti d’automobile: la serie, infatti, alla fine degli anni Novanta era cominciata così, facendo immedesimare i giocatori in ladruncoli che rubavano automobili in un’immaginaria grande metropoli americana. Pian piano però – come spesso accade nei giochi di ruolo – il mondo di GTA si è ingrandito e anche le attività criminali si sono differenziate, seguendo i «trend del mercato». E nell’immaginario collettivo qual è diventata oggi l’attività più redditizia? Fabbricare e vendere armi. Così, dunque, martedì 13 giugno sulla piattaforma della Rockstar Games è arrivato Gunrunning, corredato dall’immancabile teaser, il video promozionale che in una settimana ha fatto più di 9 milioni di visualizzazioni.

«La tua prolifica carriera di trafficante d’armi inizia con l’acquisto di un bunker, delle fortezze sotterranee da usare come basi operative ideali per le operazioni di contrabbando di armi – spiega il comunicato della Rockstar Games che presenta il nuovo videogioco -. Avvia una missione di Allestimento come CEO, presidente di un MC o boss per rilevare e ottenere delle scorte, poi assegna il tuo personale alla produzione di armi, alla ricerca (in modo da sbloccare modifiche per una selezione di armi e veicoli) o a entrambe le attività. Le tue scorte cresceranno progressivamente (e più in fretta, se migliorerai il tuo staff) e ben presto potrai raccogliere i frutti del tuo duro lavoro vendendo le tue merci agli impazienti compratori di Los Santos e Blaine County. Per facilitare l’accesso degli imprenditori in erba a questa rete clandestina, la somma necessaria per registrarsi come boss è stata ridotta a un minimo di 50.000$ sul tuo conto alla Maze Bank».

In teoria Gunrunning sarebbe un videogioco per maggiori di 18 anni, ma sappiamo tutti bene che essendo su una piattaforma on line non sarà così difficile aggirare i divieti. Ammettiamo però pure che a utilizzarlo siano solo persone maggiorenni: è evidente lo stesso lo sdoganamento insito nel suo messaggio. Certo, questi traffici si svolgono in una città immaginaria come Los Santos, ma è solo una foglia di fico per evitare di ricordarsi troppo spesso che sta accadendo anche realmente nel mondo di oggi. E che i protagonisti veri non sono solo improbabibili criminali tatuati, ma anche amministratori delegati di compagnie dai nomi rispettabili.

In fondo il gioco di Gunrunning sta proprio qui, nell’intreccio tra realtà e immaginazione. Chi produce questo videogame si è accorto che sta succedendo qualcosa e prova a guadagnarci a sua volta, speculando sull’immaginario. Mentre chi nella realtà dovrebbe vigilare preferisce far finta di nulla, ripetendo che «le armi si sono sempre vendute» e che «dietro alle guerre c’è benaltro».

Questa economia uccide, ripete al contrario papa Francesco. E sarebbe ora di cominciare a prenderlo sul serio.