Messico, il prete-giornalista che documenta la stragi

Messico, il prete-giornalista che documenta la stragi

Già quattro sacerdoti uccisi sotto la presidenza di López Obrador, che aveva promesso per il Paese “abbracci non pallottole”. L’ultimo – padre Popoca – colpito pochi giorni fa nello Stato di Morelos. Padre Omar Sotelo Aguilar, direttore del Centro Cattolico Multimedial: “Mantenere vivo il ricordo e fare qualcosa prima che sia troppo tardi”

 

L’ultimo a essere colpito è stato nei giorni scorsi padre Popoca, parroco della chiesa di San Nicola di Bari a Galena, un uomo che si dedicava all’animazione dei ragazzi nello stato di Morelos. Con lui sono già quattro i sacerdoti ammazzati in Messico sotto la presidenza di Andrés Manuel López Obrador. La notizia non conquista nemmeno più la prima pagina dei quotidiani nazionali, ma è in evidenza sull’home page del Centro Cattolico Multimediale. Attento alla tragedia che sta vivendo il Messico, c’è il grande lavoro di padre Omar Sotelo Aguilar, prete e giornalista, direttore del Centro Cattolico Multimedial. “Non possiamo più rimanere in silenzio”, commenta dopo l’ennesima morte violenta.

La voce, dopo l’omicidio di un sacerdote in Messico, si leva ferma da parte un prete attivo da anni nella denuncia sociale. In uno dei Paesi più pericolosi per chi annuncia il Vangelo, padre Sotelo ha fondato un centro di ricerca, il CCN (Centro Cattolico Multimedial), per un resoconto e un’informazione puntuali su che cosa accade nel Paese. “Questo lavoro alla fine ha portato alla nostra equipe un riconoscimento importante per l’attività di ’ricerca e denuncia’ sui diritti umani”. Il libro sulla “Tragedia del sacerdozio in Messico”, resoconto di un Paese a rischio, in particolare, rimane un documento importante per chi opera in prima linea, attivisti, sacerdoti e giornalisti.

Leggere le pagine sulla vita dei sacerdoti messicani, è illuminante e terribile allo stesso tempo. “Su padre José Martín Guzmán Vega della diocesi di Matamoros, padre Gumersindo Cortés González di Celaya e il francescano fra Juan Antonio Orozco Alvarado, della prelatura del Nayar, non si conosce il motivo degli omicidi né si sa nulla delle indagini, come non si conosce il movente dell’omicidio di padre Popoca”, commenta il sacerdote paolino. Come in tante azioni crimali in Messico i colpevoli, infatti, non vengono trovati, anche a causa di quella collusione nemmeno tanto oscura che lega vari elementi della società, compresa la polizia.

Padre Sotelo, dove si annidano i germi di questo male sociale? “Ovunque – risponde il religioso -. La narcopolitica, narcoeconomia e narcocultura, continuano ad essere piaghe per diverse aree del Paese. Nei primi quattro mesi di quest’anno, 11.595 persone hanno perso la vita come vittime di omicidio o femminicidio”. Si tratta, in media, di quasi 80 assassinati ogni giorno, una ferita che, nonostante gli auspici di cambiamento del presidente messicano Andrés Manuel Lopez Obrador, continua a sanguinare.

«Il Centro, sin dall’inizio, ha creato un progetto nazionale unico – continua padre Sotelo -. Il risultato è superiore alle attese, i media nazionali lo seguono per le notizie che produce, ma anche per la riflessione che vuole offrire a credenti e non».

Gli agguati contro pastori e credenti, laici impegnati a vivere il Vangelo in una terra difficile come il Messico, aggiungono dolore a quello causato da un’altra strage silenziosa: quella causata dal Covid che ha sta falciando (anche) chi si prodiga a star vicino ai malati e ai bisognosi. “In Messico sono morti più di 250 sacerdoti”, ha detto monsignor Alfonso Miranda Guardiola, vescovo ausiliare di Monterrey e segretario della Conferenza episcopale messicana. Il mandato elettorale del presidente Lopez Obrador era partito con “abrazos no balazos” (abbracci non pallottole), ma la realtà è molto diversa dalle attese. Omicidi, sequestri e furti, continuano a crescere. Si contano 11.595 omicidi in quattro mesi del 2021. I dati ufficiali aggiornati dalla Segreteria Esecutiva del Sistema Nazionale di Pubblica Sicurezza (SESNSP) mostrano che lo scorso aprile in Messico sono state uccise 2.857 persone.

“Le pagine del CCN – chiarisce padre Omar – hanno questo conteggio drammatico di morti che non dovrebbe rimanere nelle statistiche. Si tratta di mantenere vivo il ricordo e di fare qualcosa prima che sia troppo tardi. Possiamo conoscere la verità? Non abbiamo risposte e, purtroppo, visti i fatti e le cifre, altri sacerdoti e agenti pastorali sono nel mirino della criminalità organizzata, che li vede come un contrappeso al loro potere”.