Perù, il vescovo dei malati di Coronavirus

Perù, il vescovo dei malati di Coronavirus

L’arcivescovo di Lima ha affidato la cura pastorale di quanti sono colpiti dall’emergenza Covid19 a un suo ausiliare, mons. Guillermo Elías. Che va a celebrare Messa negli ospedali e sovrintende a un call center diocesano a cui chiunque può rivolgersi

 

Il Coronavirus continua a colpire in maniera molto dura anche l’America Latina. E dopo il Brasile il Paese più colpito è il Perù: sono già quasi 60.000 i casi registrati (su una popolazione complessiva che è la metà di quella italiana) e oltre 1600 le vittime. L’epidemia è diffusa nelle grandi città ma si arrampica anche sulle Ande e nella foresta dell’Amazzonia: l’altro giorno dal distretto di Loreto è giunta la notizia che ci sono anche cinque indios ticuna tra i contagiati. Una crisi sanitaria alla quale si affianca ovviamente quella sociale, in un Paese dove si stima che oltre il 70% della popolazione viva abitualmente grazie al lavoro informale e che ora dunque si trova senza alcun tipo di tutela. Anche per questo il governo di Lima ha varato un massiccio piano di intervento economico contro la crisi, con anche un contributo di 100 dollari a famiglia, che fatica però ad arrivare dappertutto.

È in questa situazione così difficile che la Chiesa peruviana sta cercando di stare accanto alla sua gente. E tra le scelte più significative c’è quella compiuta dall’arcivescovo di Lima, mons. Carlos Castillo, che fin dalle prime settimane della crisi ha deciso di nominare uno dei suoi vescovi ausiliari, mons. Guillermo Elías come «responsabile generale della pastorale della salute, dell’ascolto e dell’assistenza spirituale nel tempo dell’epidemia». A Lima, dunque, oggi c’è un vescovo il cui compito è proprio quello di essere punto di riferimento per il Coronavirus. Tenendo insieme due dimensioni: sia la cura pastorale dei malati sia l’ascolto delle persone.

La prima dimensione è il gesto più visibile e proprio la scelta di affidarne la responsabilità a un vescovo è stato un modo per sottolineare l’importanza di una presenza non sporadica ma allo stesso tempo attenta a non divenire essa stessa strumento di contagio. Una delle prime decisioni è stata quella di destinare preferibilmente sacerdoti giovani a questo servizio, con precise istruzioni sui protocolli sanitari da rispettare e dispositivi da indossare per evitare l’esposizione al virus. Inoltre mons. Elías stesso ogni settimana va a celebrare l’Eucaristia in uno dei grandi ospedali di Lima dove sono ricoverati i pazienti affetti dal Covid19. Una di queste celebrazioni si è tenuta ieri all’Hospital Guillermo Almenara: il presule ha presieduto la Messa all’aperto, nel cortile dell’ospedale, mentre le immagini venivano diffuse in streaming nelle stanze. Poi – al termine del rito – il vescovo è passato con l’ostensorio nei corridoi dell’ospedale benedicendo i malati. «La Chiesa di Lima vuole accompagnarvi in questo duro momento – ha detto loro -. Dio è vicino a quanti soffrono di più, condividendo il nostro dolore e parlando con noi, perché si prende cura di noi».

Parallelamente a questo impegno, però, mons. Elías segue anche l’altra dimensione, quella dell’ascolto; che significa intervento caritativo accanto a chi ha perso tutto a causa del blocco delle attività economiche ma anche vicinanza alle altre forme di fragilità in questo tempo difficile. «È un ascolto che si estende a molteplici situazioni specifiche di sofferenza come la solitudine, le crisi umane, la famiglia, i conflitti psicologici e i diversi drammi esistenziali», ha spiegato il presule in una lettera ai fedeli dell’arcidiocesi. Concretamente lo strumento utilizzato è un call center. Chiamando un’unica linea telefonica si hanno due opzioni: schiacciando il tasto 1 la chiamata viene indirizzata a Caritas Lima che raccoglie sia le donazioni sia le segnalazioni di situazioni di difficoltà; in queste settimane sono state così già 94000 le famiglie bisognose raggiunte. Non meno importante, però, è l’opzione disponibile schiacciando il tasto 2: l’accompagnamento spirituale. È una forma di vicinanza pensata soprattutto per quelle persone che hanno meno legami con le parrocchie di Lima, che come tante altre in tutto il mondo hanno sospeso le attività in presenza. In questo caso la telefonata di chi si rivolge al centralino diocesano viene deviata in automatico sui cellulari di un’equipe formata da sacerdoti, religiosi e laici che si alternano. Perché nessuno – anche in questo tempo in cui l’attività pastorale è limitata dalle misure di distanziamento sociale – venga lasciato solo.

«Chiesa di Lima siamo con te – conclude la sua lettera ai fedeli mons. Elías -. I vescovi con il clero di questa arcidiocesi continuiamo a volgere il proprio sguardo in preghiera sul nostro popolo, confidando che ci rialzeremo come un’unica famiglia e cercando anche in questa situazione di fare la volontà del Signore ed essere all’altezza della sfida che la vita ci pone, seguendo la strada indicata da Gesù».