Il 27 ottobre in Guatemala sarà beato padre Tullio Maruzzo

Il 27 ottobre in Guatemala sarà beato padre Tullio Maruzzo

Martire vicentino ucciso nel 1981 insieme al laico locale Luis Obdulio Arroyo Navarro che insieme a lui salirà alla gloria degli altari nel vicariato aposolico di Izabal. Morti insieme per il loro impegno in favore dei contadini più poveri, vittime dei latifondisti

 

Il vicariato apostolico di Izabal, in Guatemala, ha reso nota la data prescelta per la beatificazione del missionario italiano padre Tullio Maruzzo e del catechista locale Luis Obdulio Arroyo Navarro, uccisi insieme il 1 luglio 1981: la beatificazione avverrà nella cittadina di Morales, nel distretto di Izabal, domenica 28 ottobre 2018. Sarà la prima beatificazione a essere celebrata in Guatemala e si terrà appena due settimane dopo la canonizzazione dell’arcivescovo Oscar Arnulfo Romero, che sarà proclamato santo a Roma domenica 14 ottobre 2018 insieme a Paolo VI.

La beatificazione di padre Maruzzo – frate minore originario di Lapio, in provincia di Vicenza, per 22 anni missionario in Guatemala fino al dono della vita – era una notizia attesa dal momento che nell’ottobre scorso papa Francesco aveva promulgato il decreto sul martirio di questo religioso italiano e del catechista Luis Obdulio Arroyo Navarro, ucciso insieme a lui. Colpiti a morte per il loro impegno in favore dei contadini più poveri e dei loro diritti dagli squadroni della morte al soldo dei latifondisti, in quegli anni terribili in cui il Guatemala fu teatro di un vero e proprio genocidio. Negli anni Ottanta si contarono centinaia di migliaia di morti nel Paese, soprattutto tra le popolazioni indigene; tra loro anche tanti preti, uno dei quali – l’americano padre Stanley Rother – è stato beatificato l’anno scorso negli Stati Uniti.

Classe 1929 padre Maruzzo era stato ordinato sacerdote nel 1953 dall’allora patriarca di Venezia Angelo Roncali. In Guatemala era arrivato nel 1960 guadagnando subito la fiducia dei più poveri per il suo stile semplice, sempre pronto a servire tutti. E con questo stesso volto affrontava anche le gravissime situazioni di ingiustizia. «Lui non denunciava, annunciava», avrebbo detto di lui un parrocchiano dopo la sua drammatica uccisione. Forse la sintesi più bella della vita di un missionario.