Corea, l’anniversario e il ritorno dei muscoli

Corea, l’anniversario e il ritorno dei muscoli

A 70 anni dallo scoppio della guerra il dialogo segna una battuta d’arresto. Con le nuove iniziative provocatorie di Pyongyang alla disillusione sempre più diffusa tra la gente di Seul riguardo alla reale possibilità di pace e unificazione

 

Raramente l’anniversario dell’inizio della Guerra di Corea è passato inosservato. E non poteva certo essere quello del settantesimo, il 25 giugno. Tuttavia, proprio questi giorni testimoniano come i rapporti tra le due Coree restino non solo tesi, ma apertamente ostili e che pochi sono stati i risultati finora per recuperare un’unità nazionale che richiederebbe convergenza di ideali e di prospettive al momento inarrivabili.

Ancora oggi, due realtà ostili e pesantemente armate si confrontano sul confine più militarizzato al mondo ai due lati del 38° parallelo che costituisce una linea d’armistizio ma non una frontiera reale tra due Paesi che restano formalmente in guerra non essendo mai stato firmato un trattato di pace tra di loro e tra i rispettivi alleati coinvolti negli eventi bellici. Un conflitto costato almeno due milioni e mezzo di uomini in armi e civili che devastò la Penisola coreana per tre anni e fece di una sola nazione finalmente libera da un controllo esterno due realtà divise per ideologia, alleanze, sviluppo economico e diritti.

L’avvicinarsi dell’anniversario – che ricorda anzitutto i danni della mancanza di dialogo come strumento di soluzione delle tensioni e dei conflitti – ha visto acuirsi tensione e propaganda, seguendo le complesse logiche interne al regime nordcoreano e l’insofferenza crescente nel Sud verso l’irrequieto vicino.

Il 15 giugno i nordcoreani hanno distrutto con l’esplosivo la sede dell’ufficio di collegamento tra le due Coree a Kaesong, il centro produttivo congiunto in territorio nordcoreano chiuso nel 2013 per iniziativa del regime di Pyongyang e per una breve stagione simbolo di una possibilità, almeno, di cooperazione. Una mossa attentamente coreografata del Nord e preannunciata da Kim Yo-jong, sorella minore del leader nordcoreano Kim Jong-un, terzo di una dinastia comunista al potere iniziata con il nonno Kim Il-sung e proseguita dal padre Kim Jong-il. Un ruolo recuperato, quella della giovane donna, dopo un periodo in cui sembrava avere perso visibilità se non addirittura essere caduta in disgrazia, in parallelo con la riproposizione del ruolo-guida del fratello che molti avevano dato per malato o in difficoltà,

Nei giorni successivi si è riaccesa la «guerra dei volantini» che sembrava relegata al passato dopo l’accordo del settembre 2018 nel primo incontro faccia a faccia tra il presidente sudcoreano Moon Jae-in e Kim Jong-un, che prevedeva la fine dell’invio dal Sud di materiale propagandistico anti-regime, ma anche radioline e biglietti da un dollaro al Nord per mezzo di palloni. Una ripresa pressoché simbolica degli invii da parte degli esuli contro il parere delle autorità sudcoreane ha visto non solo una durissima condanna da parte della leadership nordcoreana, ma anche la minaccia di una ritorsione propagandistica e anche militare del Nord, ridimensionatasi poi in modo sorprendente il 24 giugno, dopo la riunione della Commissione militare centrale del Partito dei lavoratori presieduta da Kim Jong-un e l’annuncio dello stop a ogni iniziativa ostile.

Nemmeno il cattolico Moon, avvocato e attivista per i diritti umani, ora maggiore obiettivo dell’ostilità nordcoreana, è riuscito da un lato portare al tavolo del negoziato il regime del Nord e dall’altro a convincere la comunità internazionale della possibilità di un cambio di rotta dell’imprevedibile vicino. La sua stessa popolazione è in maggioranza disillusa riguardo la possibilità di pace e unificazione o guarda con ostilità al Nord la cui minacciosa presenza impedisce anche che si sviluppino pienamente opportunità economiche e commerciali.

Davanti a questo disinteresse nei suoi confronti, al crescente isolamento e al peso delle sanzioni, ancora una volta il regime nordcoreano ha alzato i toni verso chi ha segnalato di non volere più cedere al ricatto missilistico e nucleare. Se la tensione sembra essersi momentaneamente allentata i problemi restano insoluti e già Pyongyang lascia filtrare informazioni sulla celebrazione, il 10 ottobre, del 75° anniversario della fondazione del Partito dei lavoratori coreano con quella che potrebbe essere la più imponente parata militare mai tenuta nel Paese.

Foto: Flickr / Sludge G