L’app che dà voce alla Cina delle campagne

L’app che dà voce alla Cina delle campagne

In Kuaishou, l’app cinese di condivisione video online, i giovani che abitano le campagne hanno trovato uno spazio per far sentire la propria voce e colmare il divario economico e culturale con l’élite delle metropoli. E Kuaishou attrae gli investitori proprio per i suoi utenti che rappresentano una fetta di popolazione trascurata ma emergente in Cina

Nell’era tecnologica e del digitale, anche la sociologia si adatta ai tempi e il campione di analisi si sposta sempre più spesso dal campo della realtà a quello virtuale. Succede così anche nel caso del social network Kuaishou (o Kwai), app cinese di condivisione video il cui successo interroga gli esperti di organizzazioni e strutture del più importante Paese asiatico.

Con un totale di 400 milioni di utenti di cui 40 milioni attivi che ogni giorno postano 10 milioni di video, la piattaforma è diventata un fenomeno non solo da un punto di vista tecnologico (Kuaishou è ormai arrivata ad insidiare per numeri WeChat e Sina Weibo) ma anche sociale. Non a caso il Wall Street Journal ha descritto il social network come uno strumento che permette di capire «com’è la vita fuori dalle città più grandi della Cina».

Rispetto agli altri servizi di comunicazione diffusi in Cina, infatti, Kuaishou è l’unica con una forte prevalenza di utenti provenienti dalle aree rurali e meno sviluppate del Paese. «In parte questo accade – ha spiegato ad aprile il CEO della piattaforma – per la struttura demografica nazionale in cui solo il 7 per cento dei cinesi vive nelle megalopoli». Eppure per via delle infrastrutture carenti, per anni i “provinciali” sono rimasti un segmento di mercato pressoché inesplorato dalle società tecnologiche che solo ora sembrano accorgersi di loro. L’aggregatore di notizie Toutiao, per esempio, recentemente è cresciuto proprio con l’iscrizione degli abitanti delle zone rurali così come il servizio di microblogging Sina Weibo che dal 2016 ha virato i propri investimenti sui giovani delle piccole città.

Kuaishou si è invece rivolta da subito a questi utenti. Nata nel 2011 come servizio per creare GIF (brevissime animazioni video), nel 2013 si è convertita ai video tout court. Più o meno nello stesso periodo anche altre aziende stavano aggiungendo funzionalità video alle proprie app, ma tutte si sono concentrate nel portare le celebrità sulla piattaforma e catalizzare così il traffico soprattutto intorno ai personaggi famosi. L’algoritmo di Kuaishou invece non premia gli utenti con milioni di fan ma suggerisce video simili ai propri contenuti permettendo di scoprire soprattutto account di persone normali. Questo meccanismo ha creato uno spazio informale in cui gli utenti di provincia hanno trovato il luogo ideale per far sentire la propria voce.

Tralasciando chi anche qui tenta il successo con contenuti di bassa lega, si trova per esempio l’account di una madre trentenne che lavora la terra in un villaggio di montagna nella provincia sud occidentale dello Yunann. In brevi video la donna racconta il proprio lavoro alla fattoria con il marito e quel che prepara per cena, mentre alla sera chiacchiera in streaming con i seguaci su Kuaishou. Nessuno dei video della sua galleria ha qualcosa di eclatante, eppure questa quotidianità rurale ha attratto 250mila utenti! Ma non è l’unico caso: una ragazza in sovrappeso si è guadagnata visibilità con l’account «storia di una ragazza grassa» mentre altri girano video durante le manifestazioni contro la povertà o per illustrare problemi sociali come la gravidanza adolescenziale diffusa soprattutto lontano dalle megalopoli.

I dati di Kuaishou confermano inoltre che il 70% propri utenti – oltre a vivere nelle zone meno sviluppate della Cina – guadagna meno di 460 dollari al mese e l’88% non ha frequentato l’università. Si tratta di un bacino interessante che in Cina sta guadagnando posizioni nella scala sociale, beneficiando dell’affievolirsi del divario storico fra città e campagne. Le città più piccole della Cina già oggi producono il 59 per cento del prodotto interno lordo nazionale e attraggono sempre più investimenti governativi così che i gruppi demografici che vi abitano sono destinati ad avere una crescente influenza sul futuro economico e culturale del Paese. E Kuaishou – abitata dalla maggioranza trascurata della Cina – è pronta a diventare la voce di questa classe emergente oggi derisa dall’élite urbana istruita. Gli investitori da parte loro la pensano diversamente: la società Tencent a marzo ha investito nella piattaforma 350 milioni di dollari, mentre lo sviluppatore dell’app sta cercando nuovi finanziamenti per trasformare Kuaishou in una delle start-up più preziose al mondo.