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Icona decorativaIcona decorativa27 Marzo 2023 Redazione

La “nuova via della seta” di Xi Jinping perde forza

Calano gli investimenti infrastrutturali di Pechino nell’ambito della Belt and Road Initiative. L’Africa subsahariana tra le regione dove si registra la riduzione maggiore. Pesano la concorrenza di Usa e Ue, le difficoltà economiche di Pechino e i timori per la situazione debitoria di molti Paesi partner
(AsiaNews) – La Belt and Road Initiative perde forza, mentre calano gli investimenti cinesi nei Paesi partner. Nel 2013 Xi Jinping ha lanciato il progetto della “nuova via della seta” per fare della Cina il fulcro del commercio mondiale, rafforzando così il suo status geopolitico nei confronti degli Usa. La Belt and Road si fonda sulla costruzione di infrastrutture che colleghino il globo con la Cina. Dal periodo pre-pandemia a oggi il flusso dei fondi cinesi è però calato in modo drastico, passando dai 46,2 miliardi di dollari del 2019 a 28,7 miliardi lo scorso anno, riporta il China Global Investment Tracker.
Molto colpita l’Africa subsahariana. Secondo il Green Finance and Development Center dell’università Fudan di Shanghai, tra il 2021 e il 2022 gli investimenti infrastrutturali nella regione sono scesi del 55% a 7,5 miliardi di dollari. Tra i motivi vi è la concorrenza di Usa, Unione europea e Paesi G7, che nell’ultimo anno hanno intensificato gli impegni per lo sviluppo dell’Africa. In difficoltà economica, Pechino ha deciso anche di selezionare in modo più accurato i propri interventi finanziari nel “Sud del mondo”, l’area del globo più interessata dalla sua azione diplomatica. Non è da dimenticare poi che i termini che la Cina offre per i suoi prestiti e investimenti sono spesso controversi. Pechino applica tassi d’interesse più alti e impone l’uso di personale e materiali propri.
C’è infine la questione dello stato finanziario dei Paesi destinatari degli investimenti. Calcoli di Maybank dicono che il 60% dei prestiti cinesi all’estero sono andati a Stati che hanno problemi di debito. Diversi economisti osservano che questo, insieme ai timori di una crescente influenza di Pechino, porta ad esempio i Paesi del sud-est asiatico a diventare più cauti verso la Belt and Road Initiative.

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