«Modicare», la carta vincente del premier indiano

«Modicare», la carta vincente del premier indiano

L’assistenza sanitaria universale concede ora a 500 milioni di indiani in povertà la possibilità di accedere a cure mediche negli ospedali pubblici o in quelli privati convenzionati

 

C’è un elemento poco pubblicizzato e soprattutto valutato all’estero che contribuisce a chiarire il successo rinnovato dei nazionalisti e il secondo mandato per il loro leader e premier Narendra Modi nelle elezioni che per sei settimane hanno coinvolto in varie fasi l’intera India e i cui risultati son stati diffusi il 23 maggio.

Si tratta del progetto di assistenza sanitaria universale, che concede ora a 500 milioni di indiani in povertà la possibilità di accedere a cure mediche negli ospedali pubblici o in quelli privati convenzionati. Un sistema in via di consolidamento ma che già dimostra una indubbia efficacia in un Paese dove un solo consulto medico generico costa l’equivalente di 15-20 dollari, ben al di fuori della portata dei meno abbienti che raggiungono a malapena i due dollari di reddito al giorno. Il costo – finora di 1,2 miliardi di dollari per due milioni di assistiti che hanno avuto accesso al servizio – è stato  condiviso tra il governo centrale e quelli locali.

“Modicare”, lanciato lo scorso anno andrà sicuramente raffinato in futuro, soprattutto per evitare un carico troppo pesante sulle già incerte finanze delle strutture ospedaliere; ma quello che è già noto come il maggiore programma di cura pubblica al mondo ha evidenti aspetti positivi. Ancor più perché aperto a 500 milioni di abitanti ed elettori che vivono sotto la soglia di povertà in un Paese che va sì progredendo sul piano economico, ma lascia ampie aree di discriminazione e sottosviluppo. In una nazione che ha un reddito medio pro-capite equivalente in rupie a 1.670 dollari l’anno – inarrivabili comunque per il 40 per cento della popolazione – la copertura a carico dello Stato di cure e ospitalizzazione fino a 7.200 dollari è un dato rivoluzionario.

Coinvolti sono circa 15 mila ospedali e cliniche che – previa registrazione che consente di ottenere la necessaria carta di riconoscimento per accedere ai servizi – garantiscono assistenza a chiunque si presenti all’accettazione. Una balzo in avanti determinante, per una realtà dove finora solo il 25 per cento degli 1,34 miliardi di abitanti poteva accedere a
un’assicurazione specifica. Si calcola che le necessità di cure associate a bassi livello di reddito spingano ogni anno
60 milioni di indiani nella povertà e che l’impossibilità far fronte a emergenze legate alla salute è responsabile annullamento di 1,6 milioni di decessi.

La vera incognita sono i costi. Ci sono forti dubbi sulle prospettive, ancor più davanti a un bilancio federale per la Sanità  equivalente attualmente all’1,15 per cento del totale. E si teme che anche l’aumento annunciato in campagna elettorale al 2,25 per cento – comunque tra i più bassi al mondo – possa essere insufficiente.

 

Foto: Flickr / Direct Relief