Shahbaz Taseer: tweet in libertà

Shahbaz Taseer: tweet in libertà

Il figlio, dell’ex governatore del Punjab Salman Tasser ucciso nel 2011 dai fondamentalisti per la sua opposizione alle leggi sulla blasfemia, è stato appena liberato dopo quasi 5 anni di prigionia. Su Twitter ha deciso di rispondere a tutte le curiosità dei follower: da qual è la sua canzone preferita a come vede la sorte di Asia Bibi.

 

Come un uccellino appena uscito dalla gabbia, anche Shahbaz Taseer – dopo quasi cinque anni di prigionia – cinguetta. Su Twitter. Il social network in effetti, che come logo ha proprio un canarino stilizzato su sfondo blu, è stata una presenza costante (anche se per forza di cose interrotta durante il sequestro) nella storia che ha coinvolto la famiglia Taseer.

Il giovane pachistano infatti – sequestrato il 26 agosto 2011 a 27 anni e liberato lo scorso 8 marzo – ha scontato la sua parentela con l’ex governatore musulmano del Punjab Salman Tasser, ucciso nel gennaio del 2011 dai fondamentalisti islamici per la sua opposizione alle leggi sulla blasfemia e per la difesa della cristiana Asia Bibi, condannata a morte proprio per blasfemia e ancora in attesa di appello.

Proprio pochi mesi dopo l’uccisione del padre, Shahbaz aveva aperto un profilo Twitter nel quale si presentava come «orgoglioso figlio del più coraggioso uomo del Pakistan, fan sfegatato del Manchester United e astronauta che non è mai stato sulla luna» ma – ha aggiunto dopo la liberazione – «che è stato in Afghanistan».

Nel 2011, l’anno in cui i giovani della primavera araba avevano per primi brandito il social network come arma pacifica per diffondere la propria rivoluzione, forse anche Shahbaz avrebbe usato Twitter per continuare la coraggiosa battaglia iniziata dal padre. Il centinaio di tweet che riuscì a pubblicare in quei 60 giorni prima di essere rapito dai talebani contengono infatti, insieme a una serie di commenti calcistici, citazioni di Abramo Lincoln, dichiarazioni patriottiche «Siamo una nazione orgogliosa e resiliente» fino a vere e proprie denunce «Ho paura degli integralisti quasi quanto un attacco di squali in una piscina».

Fin dall’omicidio del padre, infatti, la famiglia era diventata oggetto di minacce e intimidazioni da parte di gruppi radicali islamici, tanto che il governo aveva affidato loro guardie di scorta, assenti però la mattina del 26 agosto, quando Shahbaz, che sta andando al lavoro a bordo della sua Mercedes, viene sequestrato. Negli ultimi tweet il ragazzo scriveva di voler visitare Praga e di sognare il concerto degli LMFAO a Los Angeles.

Dopo quella data, nel profilo online di Shahbaz Taseer c’è un silenzio assordante, che i suoi follower provano a colmare. Sono in tantissimi a mandargli messaggi di solidarietà e di sostegno (al suo ritorno si troverà 690mila notifiche….) e anche Mondo e Missione all’epoca aveva proposto ai suoi lettori di inviare un cinguettio di vicinanza a @ShahbazTaseer.

A quasi cinque anni di distanza, quando ormai in pochi ci speravano, Shahbaz Taseer è stato liberato dalle forze anti-terrorismo, in circostanze poco chiare. Il giovane – grazie alla moglie che gli ha ricordato la password d’accesso – ha subito comunicato la notizia ai suoi 14mila follower scrivendo «le vostre preghiere mi hanno riportato a casa»; da giovedì scorso ha persino deciso di rispondere alle domande del popolo social all’hashtag #AskST che oggi è entrato tra le tendenze del Twitter pachistano.

Le domande spaziano dalle curiosità sul periodo di cattività alle playlist preferite dal figlio dell’ex governatore del Punjab che risponde a tutti a raffica. C’è un fan che vorrebbe la sua Mercedes, ma lui declina dicendo che i fatti hanno dimostrato che «l’allarme non va»; un altro prova a immaginare se Shahbaz si sia fatto qualche amico in prigione e l’amara risposta è «sì, un ragno di nome Peter». Alcuni domandano se non abbia mai pensato di scappare, altri se preferisce Spiderman o Batman, FIFA o PES. Della prigionia che definisce soltanto «lunga» racconta il turbante («mi stava male, ma è figo») e la barba che non ha mai potuto mai tagliare, come prescritto dai talebani.

Un film sulla sua biografia? «Solo se l’artista pakistano Ali Zafar interpreta me e Leonardo di Caprio fa il carceriere». Ai follower che domandano come riesca a scherzare dopo questa esperienza, dice: «Basta premere ‘cancella’»; ma a chi gli chiede se dopo di lui si possa sperare anche nella liberazione di Asia Bibi risponde serio: «Inshallah».