Sognando nuovi anni di missione

Mentre scrivo quest’ultimo editoriale mi trovo a Eluru, nello Stato dell’Andhra Pradesh, India. Sono in visita ai progetti di adozione a distanza che la Fondazione Pime Onlus promuove da anni. Attualmente aiutiamo, solo qui, quasi 8.000 bambini e bambine, ragazzi e ragazze, grazie soprattutto a un considerevole numero di amici e benefattori che non ci lasciano e non li lasciano soli. Nello Stato dell’Andhra Pradesh vi sono dodici diocesi. Sei di queste sono state fondate dai missionari del Pime: Hyderabad, Nalgonda, Warangal, Khammam, Eluru, Vijayawada. Impressionante! Ovunque in queste diocesi il Pime ha una storia gloriosa, i missionari sono stati pionieri capaci di fondare non solo strutture, ma anche radunare attorno a sé un popolo, generando, anno dopo anno, la grande famiglia di Dio.

Anni di missione spesi per accogliere, aiutare, far crescere e benedire le migliaia di persone che man mano incontravano. La Messa che ho celebrato insieme a un piccolo gruppo di persone malate di lebbra, ora guarite, mi ha fatto comprendere che la salvezza non ha coinciso con la soluzione del loro male: infatti, pur essendo guariti, portano ancora i segni evidenti della malattia. Ma nella deformità dei loro arti, mani e piedi, e nella gioia dei loro volti ho riscoperto la possibilità di un nuovo inizio. Che non dimentica il dolore passato, ma lo supera. Che non lamenta un’integrità perduta, ma la rivive nell’affidamento a Dio. Ho visto in Lui l’altra metà delle loro mani, dei loro corpi, delle loro vite, pur deformate dalla lebbra.

Nell’istante in cui hanno cantato il Gloria in lingua telegu, ho compreso che quella deformità rimandava a Lui. Non per contraddirne la presenza, ma per supporla e invocarla, incessantemente. Vorrei vedeste le foto postate tempo fa sulla pagina Facebook della nostra rivista. Dio, l’altra metà di noi! Subito dopo la Messa siamo andati in visita all’istituto tecnico fondato a Eluru dai missionari laici del Pime con specializzazioni in carpenteria metallica, falegnameria ed elettrotecnica. Abbiamo incontrato fratel Enrico Meregalli di Cinisello Balsamo e fratel Francesco Sartori di Treviso, rispettivamente in India da 40 e 48 anni. Fratel Meregalli ha passaporto indiano. «Non ho più il passaporto italiano – diceva -, così non ho scuse per tornare in patria: io sto qui!». Mentre sto per lasciare la direzione del Centro Pime di Milano e di Mondo e Missione, mi lascio ispirare da queste testimonianze. Consegnando questa responsabilità a padre Giorgio Licini, già missionario nelle Filippine e in Papua Nuova Guinea, mi accingo a sognare altri anni di missione. Lascio con la certezza che chi ci ha seguito fino ad ora, continuerà. Grazie a tutti voi e auguri a padre Giorgio! MM