Tpp: che cosa cambia per l’Asia?

Tpp: che cosa cambia per l’Asia?

Dopo la firma dell’accordo di libero scambio tra dodici Paesi che si affacciano sul Pacifico il Giappone appare come il principale beneficiario in Asia. Ma restano i dubbi sulle clausule segrete. E la Cina studia le contromosse con chi è rimasto fuori (l’India in primis)

 

Dopo cinque anni di negoziati strenui e in parte segreti, dodici Paesi dell’Asia, dell’America e dell’Oceania hanno raggiunto lunedì l’accordo per il Partenariato trans-pacifico (Tpp, Trans-Pacific Partnership). Quello che è considerato come il più ampio e più ambizioso accordo di libero scambio mai raggiunto integrerà i commercio tra Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malaysia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore, Stati Uniti e Vietnam.

Un raggruppamento che include 800 milioni di abitanti e vale il 40% del commercio globale. Non solo, vi sono ulteriori potenzialità, in quanto tutti i Paesi dell’accordo fanno anche parte della Cooperazione economica Asia-Pacifico (Apec, Asia-Pacific Economic Cooperation) che conta 21 nazioni, tra cui la Repubblica popolare cinese esclusa dal Tpp.

Non a caso, l’iniziativa è stata ideata e sostenuta dagli Stati Uniti, che vedono nell’area Asia-Pacifico il fulcro della loro politica strategica e economica futura. Si tratta per Washington del più importante accordo commerciale mai negoziato, che vale il 60% del mercato dell’export made in Usa. Si stima che l’accordo porterà complessivamente ai Paesi membri un incremento nell’export di 305 miliardi di dollari l’anno, di cui 123,5 miliardi ai soli States.

La pressione, soprattutto da parte dei negoziatori di Paesi come Australia, Canada, Giappone, Nuova Zelanda e Usa per non rinunciare a beneficiare i propri prodotti di eccellenza (come latticini e autoveicoli) ha portato più volte le trattative verso lo stallo. Tuttavia a rendere precaria l’ultima fase del negoziato e a innescare la maratona finale sono state le divergenze sulla durata dei brevetti dei farmaci biologici, ovvero derivati da organismi viventi. Washington proponeva 12 anni, contro lo standard di cinque in molti paesi. Un problema che rischiava di alzare un nuovo steccato per esigenze Usa davanti alla necessità dell’abbattimento delle barriere tariffarie e legali e che è stato al centro dell’opposizione della società civile e dei governi in diversi Paesi.

Altre questioni, in particolare per produzioni agricole, competizione dei privati con le imprese pubbliche, i meccanismi di investimento e di gestione delle dispute… sono state affrontate e in parte risolte, ma – secondo punto controverso e particolarmente inviso – molti dettagli restano segreti, frutto di trattative riservate. Alla fine, i parlamenti dei Paesi membri saranno chiamati a ratificare l’accordo senza spazi per ulteriori modifiche, o rigettarlo.

Questo nonostante restino ancora punti controversi. Ad esempio, per ragioni protezionistiche, il Giappone, seconda economia del gruppo, è l’unico Paese che non abbia già un accordo di libero scambio con gli Usa e di conseguenza i due soggetti che saranno protagonisti del partenariato ne sono ai fini pratici anche il maggiore ostacolo.

Sempre per il Giappone, l’iniziativa dovrebbe confortare le riforme strutturali in corso volute dal premier Shinzo Abe e per questo soprannominate Abenomics. Si prevede che Tokyo possa accrescere il Pil dell’1,5%, di fatto raddoppiando il tasso di crescita dell’ultimo ventennio.

C’è poi un elemento strategico da non sottovalutare: Washington si è assicurata un contrappeso di tutto rispetto al crescente peso cinese e un accesso preferenziale ai mercati asiatici rispetto al rivale che non fa parte del Tpp. La reazione di Pechino al raggiungimento dell’accordo non è stata però significativa. A sua volta la Cina è infatti impegnata in altre iniziative, tra cui l’Area di libero scambio dell’Asia-Pacifico (Ftaap) che vorrebbe raccogliere l’eredità di una miriade di accordi di libero scambio che coinvolgono i Paesi non-Tpp. E ha sempre una mano tesa anche alla partnership con l’India.

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Foto: Flickr / SumOfUs