Tagle: «La tratta di persone è espressione della cultura usa-e-getta»

Tagle: «La tratta di persone è espressione della cultura usa-e-getta»

«La tratta di esseri umani è un sintomo di relazioni interrotte tra di noi, l’ambiente, i nostri sistemi e reti sociali. È espressione della cultura usa-e-getta e dell’avidità». È quanto ha sostenuto il cardinale Luis Antonio Tagle, presidente di Caritas Internationalis, alla Conferenza sul traffico di esseri umani che si è tenuta dal 5 al 7 settembre ad Abuja, Nigeria


Si conclude oggi la Conferenza internazionale di tre giorni sulla tratta di esseri umani organizzata dalla Caritas Internationalis e dal Consiglio Pontificio della Pastorale per la cura dei Migranti ed i Popoli itineranti ad Abuja, in Nigeria. Un’occasione importante per fare il punto su un flagello che sta colpendo l’Africa  e il mondo intero. Ma anche per realizzare azioni volte a contrastare quello che Papa Francesco definisce un “crimine contro l’umanità”.

Proponiamo qui l’intervento del card. Luis Antonio Tagle, presidente di Caritas Internationalis, sul tema: “Riflessione sulla ecologia umana e sulle radici della tratta degli esseri umani”

1. Benvenuti  a tutti i partecipanti dalle Conferenze episcopali e la Caritas, in Africa e in Europa, alle suore e fratelli religiosi, alle Comunità anglicane e luterane, ai partecipanti musulmani, ai rappresentanti delle organizzazioni internazionali e governative,  e a tutti coloro che si impegnano nella lotta alla tratta di esseri umani nei  vari contesti. Siamo entusiasti di vedere così tante persone impegnate e di vedere che stiamo raggiungendo altri  fratelli e sorelle di altre fedi per costruire “Una sola voce”.

2. È incredibile come in questi tempi, cosiddetti moderni e civilizzati, abbiamo ancora bisogno di discutere di schiavitù e di tratta, nel continente, che ha come simbolo l’isola di Gore in Senegal, attraversata da milioni di africani che divennero schiavi fino al 1848, quando la schiavitù fu abolita nel territori francesi.

3. La tratta di esseri umani e le moderne schiavitù sono un “crimine contro l’umanità”, che viola l’essenza, la natura degli esseri umani e la loro capacità di costruire relazioni e comunità fiorenti, volti al bene comune. Papa Francesco, sulle orme di Papa Giovanni Paolo II e di Papa Benedetto XVI, parla di “ecologia umana”.

Nelle scienze sociali, l’ecologia umana «si occupa in particolare delle interrelazioni spaziali e temporali tra gli esseri umani e la loro organizzazione economica, sociale e politica» (dal dizionario Merriam-Webster).  Studia come i nostri valori,  gli stili di vita e l’uso delle risorse e dei rifiuti sono influenzati e influenzano l’ambiente sociale e politico ed i sistemi creati da noi.

La Chiesa attribuisce anche per l’ecologia umana “un’altra realtà profonda: il rapporto tra la vita umana e la legge morale, che è scritto nella nostra natura ed è necessario per la creazione di un ambiente più dignitoso” (Laudato Si’, 155).  Papa Giovanni Paolo II aveva già notato quanto poco sforzo era stato fatto per «salvaguardare le condizioni morali di un’autentica ecologia umana» (Centesimus annus, 38).

E Papa Benedetto XVI ha parlato di una “ecologia dell’uomo”, basata sul fatto che «l’uomo ha anche una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacimento» (Laudato Si’, 155).

Papa Francesco sottolinea che «il nostro corpo stesso stabilisce un rapporto diretto con l’ambiente e con gli altri esseri viventi… L’accettazione del nostro corpo come dono di Dio è di vitale importanza per accogliente e accettare il mondo intero come un dono del Padre…,  pensando che godiamo di potere assoluto sui nostri corpi si trasforma, spesso in modo sottile, nel  pensare che godiamo di potere assoluto sulla creazione». (Laudato Si’, 155) ed Egli aggiunge che «imparare ad accettare il nostro corpo,  prendersene  cura  e rispettare il suo significato più pieno,  è un elemento essenziale di ogni vera ecologia umana».

La tratta di esseri umani è un sintomo di relazioni interrotte tra di noi, l’ambiente, i nostri sistemi e reti sociali. È espressione della cultura usa-e-getta e dell’avidità.

4. Le radici del problema

La mancanza di un’autentica ecologia umana è alla radice della schiavitù e della tratta di esseri umani. Il modo in cui vediamo noi stessi, la nostra natura e la nostra libertà, così come la nostra relazione con il mondo che ci circonda, determina il nostro comportamento  e  le priorità che ci guidano nella vita politica e sociale.

La schiavitù inizia quando le persone non rispettano la loro natura umana vera e propria, compresi  i loro corpi ed il potenziale spirituale, e vedono se stessi, e di conseguenza gli altri esseri umani, come un mero strumento. Uno degli esempi è il lavoro forzato, dove  una persona è chiamata ad essere un soggetto di lavoro, attraverso cui   realizzare il suo più alto potenziale, come la creatività, diventa un semplice oggetto tra molti altri, per la produrre beni. Un altro esempio è il traffico di organi, in cui il corpo umano, che è il dono di Dio,  diventa una semplice merce per guadagnare soldi.

La mancanza di un’autentica ecologia umana, che avrebbe dovuto prendersi  cura della natura umana e delle sue esigenze di base, sia sociali che politiche, così come l’ambiente,  e  che avrebbe dovuto difendere e promuovere lo sviluppo degli esseri umani – crea le situazioni di vulnerabilità alla tratta e la schiavitù per molte comunità, come le popolazioni indigene, i poveri, i migranti e i rifugiati, le minoranze, le donne, le ragazze. Tali vulnerabilità possono favorire la tratta e la schiavitù, se i sistemi politici e sociali non sono costruiti per promuovere il vero bene comune per  tutte le persone, e sono quindi corrotti.

5. Le nostre azioni
Dobbiamo lavorare con tutte le nostre energie per costruire le nostre società sulla roccia che è l’autentica ecologia umana.
Come Chiesa e organismi religiosi abbiamo bisogno di formare la coscienza delle persone circa il vero valore della natura umana: il rispetto dei loro corpi e del  loro lavoro. Questi includono la sensibilizzazione e l’educazione, nelle scuole, nelle parrocchie, attraverso i mass media. Una voce, appunto, che attraverso le nostre reti sociali possa raggiungere i luoghi in cui è più necessaria, le periferie, le comunità  vulnerabili! Una voce forte, che alimenti la conoscenza e consenta alle persone di fortificarsi !

Dovremmo essere agenti attivi per trasformare le strutture sociali e politiche ed orientarle continuamente verso il bene comune di ogni individuo e di tutti i membri di una comunità. Questo implica una forte vocazione volta a modificare le strutture in cui la corruzione è presente, a sradicare la povertà ed a promuovere l’accesso all’istruzione, a costruire solidi sistemi di protezione sociale.

Prima di tutto dobbiamo avere compassione per coloro che sono stati vittime di questo crimine. Il nostro sguardo al problema a volte è spietato o alimentato dalla mancanza di comprensione. Come possiamo giudicare una famiglia di rifugiati che non ha abbastanza cibo per nutrire i suoi figli, che pensi che dare in sposa una bambina ad un uomo, sia un bene per loro e per la ragazza? Come si può giudicare una persona giovane, che ha poche o nessuna opportunità nel proprio paese, che diventi preda di belle storie in pascoli più verdi?  Dobbiamo aiutare gli uni e gli altri a prendersi più cura e riconoscere i segni del tradimento.  I sopravvissuti  della tratta hanno bisogno di una prospettiva per la propria vita, che permetta loro di vivere in dignità e di badare a  se stessi.

Papa Francesco e gli altri leader religiosi, nella loro dichiarazione comune contro la schiavitù, vogliono sradicarla entro il 2020. Per tale ambizioso obiettivo, la Chiesa dovrebbe mobilitare molta più energia, a tutti i livelli; non abbiamo tempo da perdere. Dovremmo essere efficaci nella prevenzione e dare una mano alle vittime, oltre che attivi nella difesa politica. Dove gli sforzi per combattere la tratta degli esseri umani mancano ancora, dovremmo prendere l’iniziativa  ed iniziare i colloqui con i governi ad adottare legislazioni anti-tratta, costruire strutture antitratta e fornire le relative risorse necessarie al fine di agire come «una sola famiglia umana con una sola voce contro il traffico di esseri umani», in Africa e nel mondo.