Medio Oriente: così il mosaico va scomparendo

Medio Oriente: così il mosaico va scomparendo

Zoroastriani, yazidi, mandei, drusi, copti, samaritani: chi sono le sono le minoranze attaccate da un Islam sempre meno tollerante? Un libro prezioso di Gerard Russell aiuta a scoprirle


C’è un “danno collaterale” del pluridecennale conflitto iracheno, dello smembramento della Siria e dell’instabilità successiva alle primavere arabe di cui non si parla abbastanza. Molte regioni del Medio Oriente per secoli sono state un mosaico non solo di etnie, ma anche di religioni. Quando l’Islam non aveva il volto feroce e fanatico dell’Isis ha lasciato coesistere sulle proprie terre una pluralità di fedi, antecedenti a Maometto. In primis i cristiani, ma anche i seguaci di religioni antiche, che affondano le loro radici nell’ebraismo, nel mondo egizio e persino in quello babilonese e persiano. I loro seguaci si chiamano mandei, samaritani, zoroastriani, drusi, yazidi, alawiti. Era un bell’esempio di convivenza pacifica nella diversità, ormai distrutto per sempre.

Gerard Russell – ex diplomatico britannico, fluente in persiano e arabo e degno erede di Gertrude Bell e T.E. Lawrence – nel libro “Regni dimenticati. Viaggio nelle religioni minacciate del Medio Oriente” (pubblicato da Adelphi) ci conduce per mano alla scoperta di queste fedi misteriose, di cui si sa molto poco perché spesso sono aperte solo agli iniziati e non fanno proselitismo. In circa vent’anni di lavoro in Medio Oriente, Russell ha viaggiato, si è mischiato fra la gente e si è documentato nelle biblioteche inglesi e americane per poter interrogare in modo competente i religiosi che ha incontrato. Il risultato è un testo documentato ma dai toni non accademici, a tratti reportage puro delle sue esperienze sul campo, e di facile lettura per tutti.

C’è molto da scoprire, seguendo Russell. Degli yazidi, per esempio, quel che sappiamo è che le loro donne sono state rapite e tenute come schiave dall’Isis, mentre gli uomini vengono trucidati. Quest’odio feroce affonda nella credenza che siano idolatri, adoratori del Sole verso il quale pregano ogni mattino, e seguaci di Satana. La loro religione ha forse inglobato elementi dell’antico culto di Mitra (ai mitraisti, tra l’altro, siamo debitori della consuetudine di stringerci la mano, rimasta viva nell’Impero romano anche dopo l’avvento del cristianesimo). Il pavone che è emblema della fede yazida simboleggia Melek Taus, l’angelo ribelle a Dio, che per loro ha già espiato ed è stato perdonato, ed è tornato a essere il principe degli angeli. Gli yazidi hanno subito 72 persecuzioni, non mangiano lattuga e non vestono mai di blu. Fino a qualche anno fa, vivevano nei territori curdi a nord dell’Iraq, dai quali oggi sono costretti a fuggire.

La diaspora è il destino anche dei mandei, che per secoli hanno abitato nelle zone paludose dell’Iraq meridionale. Il 90 per cento di loro è rimasto ucciso o è scappato all’estero. È antichissima anche questa fede che riverisce come profeta Giovanni il Battista, attribuisce un grande ruolo al battesimo nel Tigri (replicato in diversi momenti salienti della vita), chiama Dio “il re della Luce” e crede negli angeli. La lingua rituale è l’aramaico, che fu l’inglese degli ultimi secoli di Babilonia. Dai babilonesi – che inventarono la settimana di sette giorni – i mandei probabilmente hanno ereditato l’interesse religioso per l’astronomia e la passione per la magia.

È ugualmente affascinante scoprire che i samaritani – quelli del buon samaritano di evangelica memoria – esistono ancora, sono ebrei (si ritengono discendenti di Giuseppe) ma si sentono diversi, tant’è che in Israele spesso hanno migliori rapporti con i palestinesi. Come gli ebrei, i drusi (sparsi fra Libano, Israele e Siria) non fanno proselitismo. La loro è una religione così segreta che gli stessi fedeli fanno fatica a definire il proprio credo. Si dicono musulmani, ma credono nella reincarnazione e alcuni elementi della loro fede sarebbero di derivazione pitagorica, attraverso i neoplatonici. I seguaci sono tenuti a sposarsi solo fra di loro, anche se qualche infrazione sussiste: Amal Alamuddin, moglie di George Clooney, proviene da una nota famiglia drusa e con le sue nozze ha infranto la regola.

Russell si è spinto anche in Iran, alla ricerca degli zoroastriani, immigrati in massa in Inghilterra dopo l’avvento del regime khomeinista, e presenti anche in India (dove sono chiamati parsi). Fra Pakistan e Afghanistan ha trovato i kalasha, ultimi pagani in una terra dove fa vita grama chi non è musulmano. In Egitto ha incontrato i cristiani copti, che da secoli difendono la loro identità cristiana e che furono maggioranza fino al decimo secolo, malgrado i musulmani avessero invaso il Paese tre secoli prima. Oggi la loro sopravvivenza è seriamente minacciata in patria, tant’è che molti copti ogni anno lasciano il Paese: sono 750 mila, come riferisce Russell, solo negli Stati Uniti.