Giornata del Creato: i martiri 2018 della «Laudato Sì»

Giornata del Creato: i martiri 2018 della «Laudato Sì»

Come ogni anno in questo giorno in cui le Chiese invitano a mettere la centro il tema della custodia del creato proponiamo alcune storie che ci ricordano come per questo impegno oggi si muoia in tante parti del mondo

 

Il 1 settembre – a partire da un’intuizione delle Chiese ortodosse e che papa Francesco da qualche anno ha voluto ufficialmente riconoscere anche nella Chiesa cattolica – i cristiani di tutte le confessioni celebrano la Giornata per la custodia del creato. Quest’anno viene posto al centro il tema dell’acqua come risorsa essenziale da tutelare: «Prendersi cura delle fonti e dei bacini idrici è un imperativo urgente. Oggi più che mai si richiede uno sguardo che vada oltre l’immediato, al di là di un criterio utilitarista di efficienza e produttività per il profitto individuale», scrive Francesco nel suo messaggio diffuso oggi dalla Sala Stampa vaticana.

Ma è un impegno che – scontrandosi con la sete di materie prime da utilizzare in maniera indiscriminata – ci ricorda una verità con cui fatichiamo a fare i conti davvero: violare il creato è il primo passo per uccidere il fratello. E che non sia solo teoria ce lo ricorda un dato agghiacciante: nel 2017 ogni settimana nel mondo sono state uccise quattro persone che lottavano per la salvaguardia dell’ambiente in cui vivevano. Il più delle volte è successo in Paesi poveri, dove a essere colpiti sono gruppi etnici o comunità contadine che vedono minacciata la loro stessa sopravvivenza da grandi progetti minerari o idroelettrici. Ma le materie prime ricavate o l’energia prodotta spesso non sono qualcosa di lontano rispetto a noi, ma servono a realizzare oggetti che fanno parte della nostra vita quotidiana.

Per questo – come facciamo ogni anno – noi di Mondo e Missione abbiamo scelto di pubblicare in questo 1 settembre l’aggiornamento dell’elenco dei «Martiri della Laudato Sì», sacerdoti, laici e uomini di buona volontà uccisi cioè in nome di quello sguardo attento a tenere insieme l’uomo e il creato che papa Francesco ha suggerito nella sua enciclica del 2015. Quelle che proponiamo qui sotto sono cinque storie emblematiche, provenienti da contesti geografici tra loro diversi; cinque persone uccise tra la Giornata del Creato 2017 e quella di oggi. Ben tre di queste storie hanno a che fare direttamente proprio con il tema della salvaguardia dell’acqua, al centro della Giornata di quest’anno.

 

PADRE TITO PAEZ (FILIPPINE)

 

Alla mattina aveva ottenuto la liberazione di un attivista per i diritti dei contadini locali. Alla sera un killer su una motocicletta lo ha freddato con alcuni colpi di arma da fuoco. È stato ucciso così il 4 dicembre 2017 un sacerdote filippino, padre Marcelito (Tito) Paez, 72 anni, della diocesi di San José, nella regione centrale dell’isola di Luzon, nel nord del Paese. A lungo alla guida della pastorale sociale della sua diocesi, era il responsabile locale dei Rural Missionaries, l’organismo che riunisce le missionarie e i missionari impegnati per la difesa dei diritti sulle terre nelle periferie agricole delle Filippine, dove l’avanzata del grande latifondo e dell’industria mineraria rendono sempre più difficile la vita per gli agricoltori locali

 

ESMOND BRADLEY MARTIN (KENYA)

Americano, 76 anni, Esmond Bradley Martin in Kenya era l’uomo simbolo della lotta al bracconaggio di elefanti, che negli ultimi dieci anni ha ridotto del 30% la popolazione africana di questi pachidermi. Domenica 4 febbraio 2018 un uomo è entrato nella casa di Nairobi dove viveva da trent’anni e lo ha ucciso con una coltellata alle spalle. Esmond Bradley Martin era appena rientrato dal Myanmar dove aveva svolto delle indagini sulle bande criminali che hanno fatto di questo Paese asiatico uno dei principali snodi del mercato clandestino dell’avorio proveniente dall’Africa.

PAULO SERGIO ALMEIDA NASCIMENTO (BRASILE)

Dirigente dell’associazione Cainquirama, attiva nella regione del Parà nell’Amazzonia brasiliana, Paulo Sérgio Almeida Nascimento, 47 anni, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco l’11 marzo 2018 davanti alla sua casa di Barcarena. Poche settimane prima aveva denunciato pubblicamente la contaminazione della terra nella sua città a causa dei fanghi rossi fuoriusciti a causa di forti piogge da una diga della Hydro, una società mineraria di proprietà norvegese che estrae in quella zona la bauxite, il minerale utilizzato per la produzione di alluminio. Minacciato di morte aveva chiesto invano protezione alla polizia.

HUGO ALBEIRO GEORGE PEREZ (COLOMBIA)

Il 2 maggio 2018 durante una manifestazione della comunità di Puerto Valdivia è stato colpito a morte da uno sconosciuto Hugo Albeiro George Pérez, 47 anni, padre di dodici figli, attivista del movimento Ríos Vivos Antioquia, che si batte contro la costruzione del mega-impianto idroelettrico dell’Hidroituango sul fiume Cauca, che attraversa questo distretto della Colombia. Le comunità locali protestano perché la struttura è destinata ad avere un impatto pesantissimo sulla vita e sull’ambiente di chi abita nell’area, che resterebbe esposta al rischio di inondazioni e frane senza alcun tipo di compensazione da parte dell’Empresa Públicas de Medellin che sta realizzando la diga. La morte di Hugo Albeiro George Pérez non è stata un fatto isolato: la diga dell’Hidroituango è segnata da una lunga scia di sangue accompagnata da un’impunità pressoché totale. Al punto che appena una settimana dopo, nella stessa zona e per lo stesso motivo, è stato ucciso anche Luis Alberto Torres Montoya, un altro attivista del movimento Ríos Vivos Antioquia.

AJIT MANESHWAR NAIK (INDIA)

Nello Stato indiano del Karnataka si batteva contro costruzione della settima diga sul fiume Kali. Quella che probabilmente segnerà la morte definitiva di questo corso d’acqua lungo 184 chilometri. Tutto lascia pensare che la sera del 27 luglio 2018 sia stato ucciso per questo Ajit Maneshwar Naik, 57 anni, avvocato e attivista ambientalista indiano. L’hanno colpito a morte con una spada a Dandeli, la sua città sulla riva del fiume Kali. Anche lui aveva già ricevuto minacce per le sue campagne; e c’è una campagna in corso in India perché si faccia luce davvero sulla sua morte.