I samaritani? Una minoranza ancora oggi

I samaritani? Una minoranza ancora oggi

Quando li sentiamo nominare nei Vangeli solitamente li ricolleghiamo a nomi del passato. Ma i samaritani esistono ancora e sono uno dei più piccoli popoli del mondo. Con un messaggio importante sull’essere minoranza, una condizione che accomuna centinaia di milioni di persone oggi

 

Esistono ancora i samaritani, il popolo a cui apparteneva il passante che nella parabola di Gesù ha compassione dell’uomo abbandonato sulla strada tra Gerusalemme e Gerico?

Nonostante oggi siano conosciuti solo per i riferimenti contenuti nei Vangeli, i samaritani sono tuttora una delle migliaia di minoranze che nel mondo di oggi vivono cercando di preservare la propria identità e cultura. Attualmente sono uno dei più piccoli popoli del mondo – intorno alle 800 persone – e vivono nel nord della Terra Santa, tra Israele e la Palestina, senza essere considerati a pieno titolo né ebrei né arabi.

Secondo la maggior parte degli storici la loro origine risale all’epoca del primo esilio di Israele a Babilonia: quando nell’VIII secolo a.C. il Regno del Nord – uno dei due tronconi in cui si era diviso il Regno di Israele – fu conquistato dagli assiri, non tutti gli abitanti vennero deportati. Un gruppo di ebrei sarebbe rimasto nella zona dell’allora capitale Samaria (poco lontano dall’attuale città palestinese di Nablus) insieme alle popolazioni assire, inviate dai nuovi conquistatori a mutare la composizione etnica dell’area. Da questo incontro sarebbero nati, appunto, i samaritani. Non a caso professano anche loro una religione abramitica, fondata sulla Torah, che leggono in una propria versione senza però riconoscere il resto della Bibbia ebraica (scritta dopo l’esilio). Ma soprattutto hanno come luogo centrale del proprio culto il Monte Garizim – 881 metri, in arabo Jebel at-Tur – descritto come il monte delle benedizioni già nel Libro di Giosuè.

I legami di sangue con popolazioni assire e le differenze nel culto resero già nell’antichità i samaritani un gruppo distinto, avvertito dagli ebrei tornati dall’esilio come una presenza straniera e quindi oggetto di molti pregiudizi. A loro volta i samaritani non riconobbero mai Gerusalemme come la loro Città santa, accusarono gli ebrei di avere contaminato la propria fede a Babilonia deviando dalla tradizione antica e andarono avanti a pregare nel loro tempio sul Monte Garizim e in altre sinagoghe proprie. Ancora all’epoca di Gesù, comunque, erano un popolo numeroso, tanto che la loro era considerata una religio licita (cioè autorizzata) in tutto l’impero romano; i samaritani avevano dunque proprie sinagoghe anche ad Alessandria d’Egitto e a Roma. La vera catastrofe per loro sarebbe giunta piuttosto in epoca bizantina, in particolare quando all’inizio del VI secolo d.C. la loro rivolta fu stroncata da Giustiniano: ne uccise e rese schiavi decine di migliaia, li bandì dall’impero e fece distruggere i  loro luoghi di culto Il declino, poi, continuò anche dopo la conquista islamica della Terra Santa; al punto che nel 1919 un reportage del National Geographic descriveva i samaritani come una comunità di appena 150 persone.

Nonostante tutte queste traversie . però – non sono scomparsi. Attualmente vivono in due diverse comunità: una parte a Kyriat Luza, l’unico villaggio interamente samaritano, che si trova in Cisgiordania proprio sulle pendici del Monte Garizim. Gli altri vivono in Israele a Holon, una città della periferia sud di Tel Aviv, dove nel 1950 l’allora presidente di Israele Yitzhak Ben-Zvi – uno storico che aveva studiato a fondo le origini dei samaritani – promosse la nascita di una loro comunità.

Pur essendo un gruppo piccolissimo – essenzialmente quattro gruppi di famiglie – i samaritani restano fedeli alla propria tradizione: nelle festività religiose salgono ancora al Monte Garizim dove sono stati condotti scavi archeologici che hanno riportato alla luce alcuni resti del loro tempio. I samaritani celebrano tuttora lì la loro Pasqua e gli altri riti. Oggi hanno persino una rivista on line che ne tramanda le storie. E a far conoscere la loro cultura negli ultimi anni ha contribuito anche Sofi Tsedaka, un attrice e cantante della tv israeliana cresciuta proprio nella comunità samaritana di Holon.

 

Se questi sono la storia e l’attualità dei samaritani viene infine da chiedersi: quanti altri popoli come loro nel mondo di oggi si trovano a vivere la difficile condizione di minoranza all’interno di uno Stato nazionale fondato su un’appartenenza etnica o religiosa differente? Stilare una statistica precisa è molto difficile: l’Onu stima che tra il 10 e il 20 per cento della popolazione mondiale sperimenti questa condizione, il che vuol dire tra i 750 milioni e il miliardo e mezzo di persone. Proprio per questo resta essenziale il tema della protezione dei loro diritti, compreso quello a tramandare la propria identità.

Foto: Flickr / Flavio~