«Amanien, gangklé!». Ovvero, il rito dei saluti

«Amanien, gangklé!». Ovvero, il rito dei saluti

In ogni momento della giornata e in tutte le circostanze i saluti rituali contribuiscono a saldare i legami e a consolidare il senso di comunità. Terza puntata dalla rubrica di padre Anand dalla Costa d’Avorio: «Akwaba! Benvenuti in Africa»

Una delle cose più belle che sempre mi colpiscono qui in Costa d’Avorio è il modo di salutarsi. I saluti sono una sorta di rito sacro. Ogni giornata comincia e termina con i saluti e ogni momento della giornata è caratterizzato da modi di salutarsi che gli sono propri, così come gli eventi salienti della vita, come la nascita o la morte.
Nella nostra missione di Ouassadougou, la Messa feriale si celebra alle 6 del mattino. Al termine, i fedeli si fermano fuori dalla chiesa in attesa che tutti escano. Uno di loro prende la parola, saluta e chiede notizie del villaggio. Un altro, a nome di tutti, dà le notizie, mentre gli altri ascoltano, anche se tutti vivono nello stesso villaggio e ne conoscono gli avvenimenti.
La missione si trova sulla strada per i campi. Alcuni contadini la attraversano a piedi, in bicicletta o in moto per recarsi al lavoro. Tutti ci salutano, chiedendoci notizie: come stai? Hai dormito bene? E così via…Anche quando tornano ci salutano con la stessa solennità, facendo le stesse domande. Spesso mi chiedevo perché la nostra gente non si stancasse mai di salutare e chiedere notizie…
Come parte della mia missione, ogni 15 giorni, visito i malati della nostra comunità. Attraverso strade, case, cortili, sempre in mezzo a un susseguirsi di saluti, che hanno una loro ritualità e sono composti sempre delle stesse domande e risposte. Arrivando alla casa del malato, la prima cosa che devo fare è dare mie notizie, altrimenti non posso cominciare la conversazione e la preghiera.
E quando la morte tocca e rattrista la vita semplice dei nostri contadini, visitiamo la famiglia per la preghiera e l’organizzazione del funerale. Anche in questi casi, il rito dei saluti è imprescindibile. Prima e dopo la visita alla famiglia ci si ferma sulla piazza pubblica, dove si trova il capo villaggio insieme ai notabili e agli uomini. Anche qui, la cerimonia dei saluti è espressione di vicinanza e accompagna le condoglianze.
La nostra casa è grande e riceviamo tutti: persone della comunità, del villaggio, gente di passaggio… Alcuni vengono in visita, altri per le attività che abbiamo in missione. In ogni caso, in ogni momento, quando qualcuno arriva, la prima cosa è offrirgli un posto a sedersi e chiedere notizie. Solo dopo viene detto il vero motivo della visita.
Questo modo di fare mi ha sempre molto interrogato e colpito. Ora penso di aver capito che il rito dei saluti e della richiesta di notizie è un modo per mantenere il legame tra persone e famiglie, un segno di unità e riconciliazione e un modo di esprimere il bene che si vuole agli altri.