Egitto, il microcredito che nasconde l’usura

Egitto, il microcredito che nasconde l’usura

In Egitto il settore della microfinanza è dominato da prestiti a scopo di lucro: i tassi di interesse sono tra il 30 e il 50%. Un’inchiesta del sito Mada Masr rivela che prestiti con tassi agevolati destinati alle imprese sono, invece, concessi con facilità a famiglie che li richiedono per far fronte a spese di consumo. Molti mutuatari – messi in difficoltà dalla pandemia – sono diventati inadempienti e hanno subito minacce e arresti

 

Zahya, una vedova di Fayoum – città a 130km dal Cairo – ha sentito parlare del microcredito da una donna al mercato. Aveva bisogno di soldi per il matrimonio della figlia e le sue opzioni per trovare denaro erano limitate. Tuttavia, per ottenere il finanziamento Zahya doveva avere una “impresa produttiva”, una clausola stabilita dall’Autorità di regolamentazione finanziaria egiziana: secondo il decreto 158/2014 le società di prestito, infatti, possono finanziare solo attività economiche che possono fornire un reddito, non acquisti di consumo.

Zahya portava a casa ogni mese 400 LE – sterline egiziane – ricavate dalle vendite al mercato del suo raccolto. Suo figlio, Ahmed, ne guadagnava circa 700 lavorando in una tavola calda e sua figlia – che lavorava come contadina stagionale – guadagnava una somma minima. Ma non c’era nessuna impresa produttiva in vista. Eppure l’agente di prestito ha registrato il misero accoppiamento di otto polli di Zahya come un “progetto di pollame” e le è stato concesso un prestito di 10.000 sterline. Ma il piano di rimborso era rigido: pagamenti mensili fissi di 1.185 sterline al mese per un anno con un interesse del 42% sul premio.

A raccontare la sua storia è il sito di informazione sull’Egitto Mada Masr che la ricollega a tante altre simili: la redazione stessa ha svolto un’inchiesta provando a richiedere un micro-prestito di 5.000 sterline a cinque società diverse che operano in diversi governatorati. Pur sottolineando l’assenza di un progetto esistente, la risposta degli ufficiali di prestito è sempre stata una conferma del finanziamento senza nemmeno sapere come tale prestito sarebbe stato ripagato. Questo sistema formalmente sembrerebbe generare attività per i settori produttivi su piccola scala con prestiti a basso interesse. In realtà, però, le società di prestito non stanno applicando i tassi di interesse favorevoli ai mutuatari – sono infatti compresi tra il 30 e il 50% – e la maggior parte dei fondi vanno a sostenere attività di consumo piuttosto che di impresa.

Secondo Salwa al-Antari, l’ex capo del settore ricerca alla National Bank of Egypt, questo fenomeno ha a che fare con i molteplici intermediari in cerca di profitto coinvolti nel processo di finanziamento. I prestiti possono passare dalla banca centrale a una società di prestiti e da questa a una piccola associazione prima ancora di raggiungere il mutuatario, racconta Antari. Queste società non aderiscono affatto ai termini di prestito previsti dalla banca centrale e usano i proventi per coprire le spese e fare profitti.

Hossam – un addetto ai prestiti – ha raccontato a Mada Masr di alcune delle pressioni sui dipendenti delle società di microfinanza per assicurarsi più prestiti possibili. Il suo stipendio base è di 1.500 sterline e riceve un’indennità di viaggio di 500 LE e una commissione di 200 LE per ogni nuovo prestito. Se raggiunge l’obiettivo che la sua compagnia ha fissato per ogni agente di 50 prestiti al mese, porterà a casa 12.000 LE, con una commissione che costituisce l’85% del suo reddito totale. Questo sistema incentiva gli agenti a cercare clienti, offrire più prestiti possibili e usare mezzi abusivi e violenti per raccogliere le rate nonostante le inadempienze.

Quando si discute un potenziale prestito, Hossam chiede al mutuatario e al garante dove vivono per conoscere il loro ambiente familiare e sociale. Cerca quello che chiama il loro “punto debole”, una vulnerabilità che può sfruttare se non riescono a pagare le rate in tempo. Se non viene preso sul serio, ricorre agli esattori che minacciano le persone che non riescono a pagare le loro rate. E se le minacce degli esattori non funzionano, entrano in gioco le relazioni non ufficiali con il personale della polizia che trattiene illegalmente il debitore o il garante senza fare un rapporto ufficiale.

Ad aprile 2020, Zahya era riuscita a pagare sei rate contando sul reddito del figlio e su qualche aiuto dalla sua cerchia sociale e dal lavoro di sua figlia. Ma con l’arrivo della pandemia, il figlio ha perso il lavoro e la società ha presentato le ricevute alla stazione di polizia per arrestarla. Zahya ha passato, quindi, due settimane in prigione ed è stata rilasciata dopo che il figlio è stato in grado di trovare qualcuno che anticipasse il denaro per il suo rilascio.

“Questo sistema potrebbe essere accettabile quando presti a qualcuno per finanziare la sua piccola impresa. Possono fare il loro profitto e darti la tua parte”, afferma Mohamed Hakim, un membro del consiglio di amministrazione di Shabab Masr, una no-profit di Fayoum che mira a creare un modello economico per promuovere la cooperazione e la solidarietà tra i giovani emarginati. Ma sono sempre di più le persone che lottano per pagare cibo, vestiti e costi del matrimonio e si rivolgono, così, ai micro-prestiti per coprire le spese.

 

Foto: Mada Masr.com