«Beati i poveri», la stella che ci lascia Biagio

«Beati i poveri», la stella che ci lascia Biagio

Si è spento fratel Biagio Conte, l’uomo della carità che aveva fatto della sua Missione di via Decollati un crocevia dei poveri del mondo nella Palermo di oggi. Pochi giorni fa – recandosi lì a pregare – l’arcivescovo Lorefice aveva detto: «Innamorato di san Francesco d’Assisi, si è fatto povero e per i poveri, ribaltando la logica del mondo. E così ci ricorda il primato di Dio nella nostra vita»

 

«La cattedrale dei poveri ha una macina come altare, un rotolo di marmo per proclamare la Scrittura, un torchio come basamento per il crocifisso del Madagascar, le due mani di Cristo che si aprono nell’abside per diventare tabernacolo. La cattedrale dei poveri sorge in via Decollati, sulle sponde dell’Oreto, dove da anni la Missione di Speranza e Carità fondata da Biagio Conte accoglie circa 700 migranti di ogni provenienza geografica. In un capannone dell’ex caserma aeronautica abbandonata dove non c’era neppure il tetto, ora ci sono il soffitto ligneo, il pavimento di marmo, otto tele con la vita di Gesù dipinte da Bekir, tunisino musulmano ex ospite della Missione, la Via Crucis scolpita da Nanà del Ghana, i mosaici realizzati dai ragazzi con la sindrome di Down di Comiso, le opere di Misericordia nelle vetrate che raccontano che nessuno è straniero nella chiesa consacrata come “Casa di preghiera per tutti i popoli”».

Quando nel 2018 papa Francesco andò a Palermo per i 25 anni dalla morte di don Puglisi, su Mondo e Missione avevamo raccontato così la storia di Biagio Conte e di quella sua Missione dove il pontefice aveva voluto pranzare insieme ai poveri. Oggi quella stessa Palermo piange la scomparsa di questo missionario laico di 59 anni, spentosi al termine di una vita spesa come segno potente della radicalità evangelica in questa nostra Italia di oggi. Il giovane figlio di imprenditori che all’inizio degli anni Novanta entra in crisi e sente dentro di sé la chiamata a vivere povero con i poveri. E attraverso mille battaglie – ma anche la solidarietà di tanti – fa crescere una realtà di accoglienza in grado di ospitare più di mille persone. Con lui, però, sempre proiettato oltre, alla ricerca del Cristo nel volto del povero e per questo anche pellegrino con la croce sulle spalle. E un messaggio diretto a tutti: «Non adeguarsi al ritmo di una società consumistica che rende schiavi e che aumenta l’egoismo e l’indifferenza verso il prossimo soprattutto quello più sofferente».

Appena pochi giorni fa, quando già erano note a tutti le gravi condizioni in cui versava Biagio Conte, l’arcivescovo di Palermo mons. Corrado Lorefice era andato a celebrare la solennità dell’Epifania a via Decollati. Tenendo un’omelia in cui invitava a vedere in questa sua radicalità di vita la stella dei Magi. «Fratel Biagio, innamorato di San Francesco d’Assisi – diceva mons. Lorefice – si è fatto povero e per i poveri, ribaltando la logica del mondo. Ricordate le Beatitudini? Sono la logica di Dio che è contraria alla logica del mondo: quando mai “beati i poveri, i miti, i misericordiosi”? Ecco perché oggi ognuno di noi che si stringe a Biagio deve interrogarsi chiaramente: “Quanto spazio sto dando al Signore nella mia vita?”. Questo è quello che dobbiamo imparare da Biagio e continuiamo ad apprendere da lui: non perdiamoci per altre vie, Biagio ci ricorda il primato di Dio nella nostra vita, per questo lo ringraziamo, perché oggi il Signore si manifesta nella nostra vita anche grazie a questa stella che è Biagio, fascio di luce nella vita degli altri”.