Brambillasca: «Come comunichiamo tra missionari?»

Brambillasca: «Come comunichiamo tra missionari?»

Nella lettera di Natale ai confratelli il superiore generale del Pime invita a un esame di coscienza sulla comunicazione: «Un modo per realizzare la nostra vocazione insieme»

 

Il Natale diventi occasione per un salto di qualità nella comunicazione tra missionari. È l’auspicio che il superiore generale del Pime padre Ferruccio Brambillasca propone in una lettera inviata a tutti i 460 missionari del Pime in occasione delle festività natalizie.

La riflessione prende le mosse da alcuni appuntamenti importanti che il Pime ha vissuto durante questo 2016 che va concludendosi, primo tra tutti il Consiglio Plenario tenuto a Hong Kong nel mese di settembre. «Un tema che ho notato – e che però non è emerso nelle decisioni finali – è il tema della comunicazione all’interno dell’istituto e tra i suoi membri», scrive padre Brambillasca.

«A livello di comunicazione dobbiamo migliorare tutti: noi che siamo al “Centro” e voi che siete nelle “Periferie”! – spiega il superiore generale del Pime -. Ci si accorge che alcuni messaggi, notizie e comunicazioni non raggiungono tutti e, d’altra parte, si nota che alcuni non sono interessati ad essere raggiunti dalle comunicazioni dell’Istituto perché il proprio mondo sembra essere già più che sufficiente e soddisfacente. Credo sia vitale, per il buon funzionamento dell’Istituto, che ognuno di noi abbia almeno una visione generale dell’Istituto e sia a conoscenza delle sue prospettive future, altrimenti rischiamo che l’Istituto percorra una certa strada, mentre invece il singolo missionario, a volte, ne percorra un’altra».

«Naturalmente, e sempre più me ne accorgo – continua padre Brambillasca – la ricchezza del nostro Istituto sta nella creatività e nella libertà di ogni singolo missionario che trova la strada più consona per realizzare la propria vocazione missionaria ma, nello stesso tempo, deve aiutare e farsi aiutare dall’Istituto nella realizzazione stessa della vocazione missionaria, che è anche vocazione di tutta la Chiesa e per tutta la Chiesa. Per mettere in pratica tutto ciò, è necessaria una comunicazione frequente e sincera tra centro e periferia».

Di qui un invito a un esame di coscienza: «La nostra comunicazione e condivisione è veramente sincera, costruttiva? Non mi lascio forse troppo influenzare da quello che dicono gli altri su certi confratelli o su certe situazioni? Prima di credere a tutto ciò che gli altri mi dicono, verifico se quello che sento è vero, soprattutto quando alcune situazioni sono particolarmente delicate e le persone sono coinvolte?».

«Spero che il Natale che sta per arrivare, esempio di vera comunicazione di Dio all’uomo – conclude il superiore generale del Pime -, ci aiuti, come Istituto e come singoli, a comunicare tutto ciò che è vero e giusto, poiché solo nella giustizia e nella verità potremmo riscoprire in noi la coerenza di una vita spesa per gli altri e la serenità e la pace per noi e per i nostri confratelli».