Padre Angelo e i suoi bambini, nella terra dei vulcani

Padre Angelo e i suoi bambini, nella terra dei vulcani

Da dodici anni in Guatemala padre Angelo Esposito, sacerdote fidei donum campano, si spende per un Paese dove la denutrizione colpisce la metà dei piccoli tra 0 e 5 anni. Con l’associazione Hermana Tierra porta tra gli indios l’abbraccio misericordioso del Vangelo

 

Il 49,6% dei bambini in Guatemala soffre di malnutrizione, un dato che conosce bene padre Angelo Esposito, sacerdote fidei donum originario di Portici (Na) che vive la sua missione a Tacanà, una cittadina ai confini con il Messico. Partito per un’esperienza in America Latina dopo l’ordinazione sacerdotale nel 2000, padre Esposito non ha più lasciato il Guatemala. “Scoprii al mio arrivo che c’è ancora chi vive ai margini della società, miseramente, e chi rischia la vita per il prossimo”, racconta alla presentazione di “Le quattro pietre”, un libro di fiabe scritto per finanziare i suoi progetti con gli indios, un’occasione che ha organizzato per incontrare gli amici al suo ritorno in Italia.

A causa della pandemia il sacerdote non era potuto tornare in patria alla perdita del padre, un viaggio posticipato a causa dei voli cancellati e dalle restrizioni messe in atto per il Covid 19. Ora ha finalmente riabbracciato la sua gente, quanti sostengono la missione nella terra dei vulcani, dove padre Angelo Esposito vive. Don Giulio Fabris, parroco di San Giacomo di Veglia nel trevigiano, spesso ha collaborato con i progetti del Guatemala, come anche le infermiere Carla Comuzzi, Dolores Martorel e Luigina Lorenzon. Dal Veneto sono partite per Tacanà varie volte, ricorda padre Angelo durante le visite che organizza in tutta Italia per raccontare l’opera di evangelizzazione che compie da 12 anni.

Il Guatemala è un piccolo Paese con grandi problemi, come la denutrizione dei bambini e il lavoro minorile. «L’80% della popolazione vive con 5 euro al giorno. Il 20% è ancora più povero, guadagnando un euro al giorno», spiega. Per l’Unicef la denutrizione tra 0 e 5 anni è del 49.6%, tutti motivi che spinsero il sacerdote napoletano a fermarsi lì. Non potendo agire da solo, padre Esposito dieci anni fa ha creato Hermana Tierra, una onlus nata per i bambini denutriti, una bella rete di solidarietà tra la sua Napoli e l’America Latina. “Come Associazione Hermana Tierra Onlus sappiamo che quella contro la malnutrizione è una lotta contro il tempo, ma grazie all’aiuto di tanti amici, possiamo curarli prima che sia troppo tardi”, spiega assieme ai volontari impegnati in tanti progetti.

Nel 2013 ha deciso che per aiutare i bimbi denutriti di Tacanà (la casa del fuoco nella lingua degli indios), serviva l’hospedalito, un ambulatorio pediatrico voluto per gli angeli a i piedi scalzi che incontra quotidianamente. “All’inizio i bambini dormivano con i cartoni sul pavimento. Oggi abbiamo 20 lettini. Padre Giosuè Lombardi, rettore della basilica Santa Croce di Torre del Greco, dove riposa san Vincenzo Romano, ha scelto di aiutarci”, spiega. Grazie a questi amici, il suo lavoro procede nonostante le difficoltà. “A volte non riusciamo a fare tutto da soli, ecco allora che scatta un aiuto dall’Italia”.

È il caso del piccolo Alan, un bambino di due anni salvato dalla leucemia grazie al supporto dell’ospedale Bambino Gesù di Roma. Il piccolo indio e la sua mamma sono volati in Italia per le cure grazie alla rete di solidarietà messa in campo dalla onlus. Poi, per il decorso e l’assistenza, la provvidenza ha fatto il resto. “Ho incontrato Vittoria Costantini – chiarisce il sacerdote -, una donna generosa che offre accoglienza a chi, ammalato, non può permettersi di affittare una stanza o un albergo. Nasce così C’era una nota, un appoggio importante per chi arriva da tutto il mondo per curarsi”.

A Formello, vicino Roma, il piccolo Alan e la sua giovanissima mamma hanno trovato dove mangiare, dormire e tanti altri bambini che in Italia ricevono cure indispensabili alla loro salute. Vittoria Costantini, dopo aver vissuto un’esperienza molto forte dovuta alla malattia di una nipotina, ha deciso insieme alla figlia Virginia di aprire una casa famiglia per dare la possibilità a bambini meno fortunati giunti dal Sud del mondo di essere accolti e accompagnati nel loro percorso di malattia. La visita del sacerdote ha donato gioia e serenità alla giovane realtà. Anche questo è parte della missione di padre Esposito che già pensa al viaggio di ritorno. Perché vuole tornare in Guatemala? “Per annunciare il Vangelo incarnato e di liberazione – risponde sicuro -. Un Vangelo di Misericordia e accoglienza, è quello che ci ha insegnato Gesù incarandosi in gesti concreti di vita. Ecco perché sono ansioso di tornare tra gli indios del Guatemala”.