Giornata di preghiera per Sud Sudan e R.D. Congo

Giornata di preghiera per Sud Sudan e R.D. Congo

Oltre sei milioni di morti in R.D. Congo. Quattro milioni di profughi e cinque milioni di persone a rischio fame in Sud Sudan. Per questi due Paesi devastati dalle violenze, Papa Francesco ha indetto una speciale Giornata di digiuno e preghiera il 23 febbraio

Oltre 6 milioni di morti, migliaia di donne violentate, intere regioni devastate e una crisi politica che rischia di degenerare in una guerra civile. La Repubblica Democratica del Congo sta sprofondando in un abisso di violenza e brutalità, di cui sta pagando un prezzo altissimo la popolazione civile. Ma anche la Chiesa cattolica è presa particolarmente di mira dalle forze di governo. Una tragedia nascosta e per molti versi dimenticata, così come quella che da quattro anni sta devastando il Sud Sudan. Due Paesi che, però, stanno molto a cuore a Papa Francesco che ha indetto una speciale Giornata di preghiera e digiuno: «Dinanzi al tragico protrarsi di situazioni di conflitto in diverse parti del mondo – ha detto il Papa – invito tutti i fedeli a una speciale Giornata di preghiera e digiuno per la pace il 23 febbraio prossimo, venerdì della prima settimana di Quaresima. La offriremo in particolare per le popolazioni della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan».

Un filo rosso unirà queste terre d’Africa con Roma e le altre città dove si stanno organizzando veglie, marce e iniziative di preghiera e sensibilizzazione.

A Kinshasa, in particolare, secondo un comunicato emesso dal segretario generale della Conferenza episcopale congolese, l’abbé Donatien Nshole, si prevede una giornata intensa. Il programma è diviso in quattro tappe principali. Si comincerà molto presto, alle cinque di mattina per un momento di meditazione e contemplazione, seguito da una Messa per la pace e la giustizia. Dalle 8 alle 15, adorazione eucaristica in tutte le parrocchie, seguita da una Via Crucis

«Papa Francesco continua a lanciare numerosi appelli di pace, in modo particolare, per questi due Paesi dell’Africa – sottolinea la Rete Pace per il Congo -. Convinto che disinteressarsi dei problemi dell’umanità in un contesto come quello che affligge il Sud Sudan da molto anni, significherebbe dimenticare la lezione che viene dal Vangelo sull’amore del prossimo sofferente e bisognoso; sentendo forte il dolore per le popolazioni congolesi sconvolte dalle violenze atroci e dalle guerre, e rinnovando un accorato appello alla coscienza e alla responsabilità delle autorità nazionali e della comunità internazionale, affinché si prendano decisioni adeguate e tempestive per soccorrere questi nostri fratelli e sorelle, il Papa aveva già presieduto una celebrazione di preghiera per la pace in Sud Sudan e nella repubblica Democratica del Congo il giovedì 23 novembre 2017».

Il 18 gennaio, invece, era stata organizzata una tavola rotonda presso l’Università Urbaniana su come impegnarsi individualmente e collettivamente per la pace, come viverla e come promuoverla con azioni concreti.

«Ricchi nel suolo, nel sottosuolo, e soprattutto nella calda umanità dei loro abitanti, la Repubblica Democratica del Congo e il Sud Sudan – continua il comunicato della Rete Pace per il Congo – sono divenuti il teatro delle lotte e guerre per le ricchezze e per il potere. Nella Repubblica Democratica del Congo, i continui rinvii della tenuta delle elezioni presidenziali sono una delle maggiori cause delle attuali violenze. Le autorità hanno recentemente posto il 23 dicembre 2018 come data delle votazioni. Ma è da fine 2016 che il leader congolese, Joseph Kabila, 46 anni, dimostra di voler ritardare il più possibile l’inizio del processo elettorale e mantenersi al potere quando la Costituzione del Paese gli impedisce di candidarsi per un terzo mandato. Le attuali ostilità hanno provocato circa 4 milioni di sfollati in tutto il Paese. Nel nord-est del territorio, soprattutto nella regione del Kivu, la popolazione è infatti vittima di numerosi gruppi armati, spesso finanziati da uomini d’affari e politici con l’obiettivo di sfruttare le preziose risorse del sotto suolo. Nella provincia centrale del Kasai, invece, sono più di 3.300 i civili rimasti uccisi nell’ultimo anno di combattimenti in oltre 40 fosse comuni scoperti. Dalle miniere alla telecomunicazione, dall’energia alle banche, la leadership politica, con a capo diversi membri della famiglia Kabila, sta facendo di tutto per mantenere il controllo di tutti i settori dell’economia congolese».

Il Sud Sudan, invece, è devastato da oltre quattro da un conflitto civile che ha provocato più di 4 milioni di profughi e sfollati. Mentre circa 5 milioni di persone rischiano di morire di fame.

«Sono rientrato da poco dal Sud Sudan – testimonia don Dante Carraro, presidente di Medici con l’Africa-Cuamm – e ho in mente la popolazione dello Stato di Unity, a Nyal in particolare. C’è gente che sta soffrendo la fame, ha bisogno di farmaci, di vaccini, di mezzi per muoversi, in una zona in cui il Nilo rende gli spostamenti molto difficili. Noi stiamo lavorando per far fronte all’emergenza e vogliamo cogliere e rilanciare questo invito: aderiamo a questo gesto di rinuncia perché diventi un gesto di solidarietà».

Impegnato in Sud Sudan a sostegno di 5 ospedali e 150 strutture sanitarie periferiche, con oltre mille operatori sul campo tra staff locale e internazionale, il Cuamm aderisce all’appello di Papa Francesco in segno di vicinanza e solidarietà verso la popolazione sud sudanese che tanto sta soffrendo a causa della fame e degli scontri interni.

Anche la Commissione “Giustizia, Pace e Integrità del Creato” (GPIC), della Conferenza Istituti Missionari in Italia (CIMI) ha espresso la sua piena solidarietà con il popolo congolese attraverso questo suo Comunicato.