Terremoto ad Haiti, rialzarsi ancora una volta

Terremoto ad Haiti, rialzarsi ancora una volta

La testimonianza di Maurizio Barcaro da Port-au-Prince: “Continuano le scosse di assestamento. Colpita anche Jeremie dove ci sono i nostri ragazzi. Una nuova prova enorme per un Paese con una economia allo sbando e problemi a rifornirsi di carburanti e beni di prima necessita anche in tempi normali”. La Fondazione Pime riapre il fondo di sostegno “S112 Emergenza Haiti”

 

Appena qualche giorno fa pubblicavamo la testimonianza di Maurizio Barcaro da Haiti sulla crisi nel Paese dopo l’omicidio del presidente. In questo contesto già difficile sabato è arrivata la nuova tragedia di un terremoto ancora più devastante di quello del 2010, che ha colpito le province del Sud con un bilancio delle vittime che continua a crescere di ora in ora. Ieri da Port au Prince Maurizio – missionario laico da tanti anni amico del Pime – ci ha inviato questa testimonianza in cui racconta la situazione. C’è preoccupazione per Jeremie, la città dove vivono alcuni dei ragazzi che la Fondazione Pime aiuta attraverso i Sostegni a distanza. Il villaggio e la scuola sono stati risparmiati da gravi danni ma con il sisma la povertà è destinata ad aumentare ulteriormente. Per questo la Fondazione Pime ha deciso di riaprire il fondo “S112 Emergenza Haiti” – già attivo in occasione della catastrofe del 2010 – per sostenere questa comunità. Chi vuole contribuire può farlo direttamente on line a questo link o con le consuete altre modalità di donazione alla Fondazione Pime specificando la causale “S112 Emergenza Haiti”.  

 

Port au Prince, 15 agosto 2021

Scosse di assestamento fra le 10 e le 11.30 ieri sera e quindi tutti giù nel cortile con materassi in mano a passare la notte sotto le stelle e io sono andato in macchina a dormire come ho fatto per 8 mesi dopo il terremoto qui a Port-au-Prince del 2010. Le notizie di pochi minuti fa danno: 725 morti, 2800 feriti, 7360 case e costruzione crollate e si continua a contare, ovviamente non sono numeri definitivi. Immagini di crolli di abitazioni, cattedrali, hotel e altro arrivano sui social un po’ da ovunque dalla lingua di terra che compone il sud del Paese. Jeremie, Les Cayes, Fond des Negres, Petit-trou-de Nippes, Dame Marie e altre piccole cittadine di provincia sono le più colpite ma si parla anche di diversi piccoli centri che sono tagliati fuori dalle strade principali e di cui non si sa ancora nulla. L’unica strada che porta da Les Cayes fino a Jeremie sembra sia bloccata per crolli di rocce scese dai monti in diversi punti ma ci sono trattori sulla strada e si lavora per sbloccarla. Comunque sia, i dati che vi do oggi saranno già obsoleti domani ma almeno danno un’idea di quanto grave sia la situazione.

E’ incredibile come questo Paese non riesca a trovare un po’ di respiro. Con tanti problemi già in corso, ecco un terremoto che è stato ancora più forte di quello del 2010 e, come se non bastasse, c’è in arrivo la tempesta tropicale Grace con forti venti che dovrebbe passare “in pieno” su Haiti fra lunedì e martedì prossimi. Dal 2018 Haiti ha conosciuto gravi problemi politici marcati da manifestazioni violente e blocchi del Paese periodici. Inflazione e aumento dei prezzi di tutto sono conseguenze anche del vertiginoso aumento della criminalità che detta legge da mesi. Una criminalità che ormai la fa da padrone in diverse zone della capitale e che tiene in ostaggio la popolazione che ha paura di uscire di casa. Sequestri di persona, furti, bande che controllano zone e terrorizzano la gente….centinaia di famiglie sfollate che per paura preferiscono lasciare zone dove hanno vissuto da sempre. A culminare questo periodo particolarmente buio ecco l’assassinio del Presidente, Jovenel Moise, poco più di un mese fa, e in quel momento si aveva già l’impressione di aver toccato il fondo…

Ora mentre si contano i morti e si cerca di portare soccorso ai feriti e di fare un bilancio della situazione, già si pensa a che cosa si farà dopo. Tutte le regioni di Haiti dipendono da Port au Prince. Dalla capitale arrivano rifornimenti di tutto e i trasporti sono fatti con camion. C’e una sola strada provinciale che collega la capitale con le varie cittadine del sud e da un paio di mesi dei criminali senza scrupolo controllano una parte di questa strada in una zona chiamata Martissan che si trova proprio all’uscita sud della capitale. Quindi, non vedo come sia possibile portare un’aiuto massiccio nelle zone terremotate senza un’intervento diretto delle Nazioni Unite o degli americani che possa aiutare le forze di polizia locale a garantire la sicurezza di certe strade principali e della capitale in generale.

Probabilmente nei giorni e mesi a venire diversi enti caritativi, associazioni, onlus, fondazioni, ong e comunità religiose cercheranno di portare sollievo con diversi progetti. Purtroppo ci saranno anche ‘avvoltoi’ che cercheranno di approfittare della situazione per far soldi ma è inevitabile. Haiti e un Paese con un governo estremamente debole. Un Paese con una economia allo sbando, con problemi a rifornirsi di carburanti e beni di prima necessita anche in tempi ‘normali’. La situazione è molto peggiore ora.

A settembre avrebbero dovuto organizzare le elezioni e già era inimmaginabile pensarlo prima del terremoto, con il clima di insicurezza che c’era, ora sarebbe totalmente impossibile. Qui a Port au Prince c’è stata solamente tanta paura per tutti e probabilmente per qualche giorno, qualsiasi rumore un po’ bizzarro farà correre la gente in strada. Alla missione tutto bene, gli anziani hanno dormito nel loro letto come al solito e i loro rituali abitudinari di ogni giorno non sono cambiati per niente. In questo periodo stavamo facendo della manutenzione nelle scuole e ormai tutto è pronto per cominciare il nuovo anno scolastico, natura permettendo. Il villaggio e la scuola e le varie casette che avevamo costruito a Jeremie sono in una zona collinosa a 7 chilomteri dalla citta e non hanno subito alcun danno grazie a Dio, anche se la terra ha tremato forte. Dobbiamo pitturare la scuola di Jeremie in questi giorni. Spero di riuscire ad andarci, vediamo. Già prima del terremoto beni di prima necessita come riso, olio, fagioli, latte, zucchero, farina e altro erano più costosi che qui nella capitale a causa della difficoltà e pericoli per trasportare qualsiasi materiale dalla capitale. Entro breve si metterà in moto la solidarietà internazionale, la richiesta per materiale di costruzione sarà enorme e speriamo che per quel tempo le Nazioni Unite si decidano a intervenire per aiutare a garantire almeno la sicurezza.

Il mio rispetto per questo popolo aumenta di giorno in giorno. Passano da una prova all’altra con molto coraggio e dignità. Piangono, si disperano ma giusto il tempo necessario, poi si tolgono la ‘polvere’ dalle spalle e la vita continua. Non sembrano avere un’emotività esagerata. In altri Paesi ci vorrebbero psicologi e sedute continue per poter passare attraverso tali prove.

Le copie delle pagelle dei bambini delle scuole le spedisco agli inizi di settembre con un’altra lettera di informazioni che speriamo abbia più un tono di allegria e speranza. Purtroppo, a causa di questa situazione di instabilità politica, economica e sociale, anche il modo di vivere dei bambini e delle loro famiglie ne risente così come i risultati di fine anno: in generale non sono male, ma c’è una flessione in negativo chiara e netta sui risultati dei bambini da un paio di anni. Siate pazienti e comprensivi, nel marasma di questo Paese l’unica variante fissa nella loro vita è la scuola, perdere la possibilità di venire a scuola sarebbe come abbandonarli.

Un caro saluto e sempre grazie di tutto.

Maurizio Barcaro