«Una ricchezza non mia, inestinguibile»

«Una ricchezza non mia, inestinguibile»

Nel suo nuovo libro padre Alberto Caccaro, missionario del Pime in Cambogia, torna a raccogliere le riflessioni dalla missione in cui la vita quotidiana si incrocia con i grandi temi della cultura del nostro tempo. Dal volume – edito da “Itaca Libri” – pubblichiamo la prefazione di Davide Rondoni

 

Da pochi giorni è arrivato in libreria “Una ricchezza non mia, inestinguibile”, il nuovo libro di padre Alberto Caccaro, missionario del Pime in Cambogia. Edito da Itaca Libri (p. 192, euro 15) si tratta di una raccolta di lettere dalla missione, alcune delle quali apparse anche su questo sito. Filo rosso è – come sempre – la capacità di lasciarsi smuovere da ogni cosa che ci circonda, per ‘scendere in profondità e provare a capire chi siamo e che ci facciamo qui’ . Dal libro pubblichiamo qui sotto la prefazione di Davide Rondoni. Se desideri acquistare il volume clicca qui

 

Un missionario che ricorre ad argomentazioni filosofiche da Heidegger per motivare la missione, a versi di Mario Luzi per illustrare un incontro con un vecchio inventore di Phnom Penh e di Bartolo Cattafi per spiegare a cosa serve una scuola in Cambogia potrebbe sembrare una creatura strana, a metà tra un Argonauta e un Sarchiapòne.

Intendo che padre Alberto, conosciuto quando s’affacciava in incognito a mie strane conversazioni di poesia in Università La Sapienza a Roma, è una creatura di quelle che incuriosiscono, per fortuna. Si porta molta poesia dietro, come si vede da queste pagine: alcuna buona, alcuna così così, alcuna modesta e furba. Ma non è questo il punto. Qui, nel suo diario di riflessioni, padre Alberto mette a fuoco alcune questioni che riguardano tutti.

La prima – che parrebbe la più lontana da tutti noi e, per così dire, solo “sua” – è la questione della missione. Non solo con le riflessioni, ma con i racconti, con i ritratti di padri missionari, con certi scorci di figure incontrate, padre Alberto, insiste sul fatto che la missione ha le sue ragioni nei dogmi della fede. Non un pelo più in là. Non si tratta di far del bene, di far proseliti o diffondere civilizzazione… No, la radice sta nella fede stessa. La cosa fa specie, e ci riguarda tutti, appunto, abituati come siamo per motivare ogni cosa, a guardare invece che alle radici dell’esperienza che la genera, a una serie di motivazioni secondarie, giustificazioni, convenienze.

Padre Alberto è, in tal senso, un radicale. Il suo continuo ricondurre le ragioni della missione, esperienza che ha portato lui e tanti prima e con lui in posti sperduti del mondo, al nucleo stesso della fede, alla incarnazione, e ai dogmi che quel nucleo rendono sempre vivo e attuale, è al tempo stesso un atto sconcertante ma anche pacificante, specie in situazioni complesse e difficili. Il missionario fa il cristianesimo, non una sua appendice, non una sua versione particolare, non una lodevole attività di contorno. Per questo, come si vede nei ritratti di alcuni suoi eroici predecessori, ma anche di suoi compagni, l’attaccamento della propria umanità alla semplice disarmante bellezza della figura di Gesù di Nazareth è il punto di fuoco, di tenerezza e di passione infinito.

Ma il libro, che sa commuovere e interrogare, non è (solo) il diario spirituale di un missionario cattolico – ovvero di uno tra i pochi personaggi epici della contemporaneità, come peraltro mostrato dal film di Scorsese, Silence, qui trattato – ma è un libro di frontiera su molte cose. Sulla solitudine, sulla pazienza, sull’incontro. Sulla storia. Non un libro organico, ma un organismo di libro. Nato da riflessioni offerte ai suoi amici in occasioni di Natali, Pasque, e altre circostanze liete o funeste, il libro accoglie citazioni, racconti, firme di valore e firme à la page, tutto carburante per la inquietudine viva e bellissima di padre Alberto, libero e fedele.

Sembrano sue le parole di un ragazzo cambogiano che dice di avere fede in Gesù “perché lo libera”. Quest’uomo infatti, carico di studi, di poesia, di consapevolezza, si aggira in un luogo dove avvengono gli inizi di una novità nella vita delle persone. Un cacciatore di inizi di libertà. Sono struggenti e magnifiche le pagine dedicate a quanto una cultura religiosa abitata da certe credenze (la reincarnazione, la mancata pace dei morti per violenza) si trovi spiazzata davanti allo scandalo di uno dei peggiori genocidi della storia del Novecento. L’incontro con la figura di Gesù diviene allora una fonte di libertà dentro la storia, dovunque, sempre.