Gesù e la scuola per cambiare il mondo

EDITORIALE
Ogni missionario ha incontrato più volte due occhi luminosi che lo interrogavano in silenzio dicendo: «E io non posso andare a scuola?»

Credo che ogni missionario, anche quello sperduto in qualche angolo sconosciuto del mondo, abbia incontrato più volte due occhi luminosi che lo interrogavano in silenzio dicendo: «E io non posso andare a scuola?». Una domanda lacerante per noi che siamo abituati a pensare all’istruzione come a un diritto acquisito, scontato, inalienabile. Eppure, in molte parti del globo non è così e anche questa è una delle ragioni per cui tanti lasciano quelle terre. Io, come molti altri missionari, mi sono trovato a volte a non poter rispondere positivamente a quegli occhi interroganti, perché le risorse non sono infinite e fare delle scelte è sempre molto doloroso. Dicendo un no ti sembra di rubare il futuro a un ragazzo, a una ragazza, che domani potrebbero essere una risorsa per il loro Paese.

Le storie che leggeremo nelle pagine che seguono ci raccontano di come il Sostegno a distanza (noto anche come “adozione a distanza”) abbia creato futuro e stabilità nei Paesi dove siamo intervenuti durante i cinquant’anni in cui il Pime ha operato in questo campo.

Mentre scrivo ho davanti a me la foto della chiesa e della scuola su barche di Chnok Thru sul lago Tonle Sap in Cambogia. La chiesa esisteva già, mentre la scuola è stata voluta fortemente dal mio confratello Mariano Ponzinibbi, che già riposa nello sguardo del Padre. Non so quanti occhi interroganti abbia incontrato padre Mariano prima di decidere di costruire quel barcone che avrebbe trasformato in classi, ma sicuramente sono stati tanti. Li ho incontrati dopo la sua morte improvvisa, andando a portare la triste notizia a quella comunità vietnamita in terra cambogiana. Una comunità di profughi, apolidi, reietti, emarginati che stentava a sopravvivere. Non c’era terra disponibile per loro, per cui dovevano vivere sull’acqua in case galleggianti o su piccole barche, pronti a mollare gli ormeggi e a fuggire appena la situazione si fosse fatta pericolosa, perché né il Vietnam né la Cambogia avrebbero dato loro la cittadinanza. Raminghi e fuggiaschi, però una barca speciale era sempre con loro: la chiesa che prima galleggiava solitaria e ora fluttua con attaccata la sua piccola scuola, fatta di due aule solamente. Alcuni bambini la raggiungevano remando nei catini di ferro, altri galleggiando dentro grandi pentoloni.

Ma è questa immagine di chiesa e scuola che insieme galleggiano sull’acqua a dire emblematicamente due aspetti fondamentali della missione: Gesù e istruzione, e quest’ultima fornita senza distinzione di religione, etnia, provenienza.

Ogni bambino, ogni uomo ha il diritto di poter conoscere Gesù così come ha il diritto sacrosanto di ricevere un’educazione e una formazione adeguate. Saremo dei sognatori noi missionari, penserà qualcuno, ma siamo ancora disposti a credere che questi due ingredienti, Gesù e istruzione, possano davvero cambiare il mondo.

Per questo vale ancora la pena decidere di partecipare a un gesto di carità concreta e duratura come l’adozione a distanza per rispondere alla domanda di quei due occhi interroganti: ma io posso andare a scuola?