«Caro frère Charles». L’Algeria e il suo santo fratello maggiore

«Caro frère Charles». L’Algeria e il suo santo fratello maggiore

Come guarda un missionario nell’Algeria di oggi alla futura canonizzazione di Charles de Foucauld annunciata ieri dal Vaticano? Padre Piero Masolo, missionario del Pime ad Algeri, per l’occasione gli ha scritto una lettera…

 

Caro frère Charles,

che cosa avresti detto se avessi saputo che un giorno proprio tu saresti stato proclamato santo? Mi immagino il tuo sorriso divertito dal cielo, mentre scrivo a te, il nostro fratello maggiore, queste righe. E sì, lo sai, in Algeria ci consideriamo un po’ tutti tuoi figli in questa piccola Chiesa, ricca di carismi, semplice, come a Nazaret, come volevi tu. Sai anche che per molti qui resti «la spia dei francesi» per i tanti amici militari che accompagnavi e che ti aiutavano sia a Beni Abbes che all’Assekrem. E forse, ancor di più, per essere stato tu stesso un militare.

Credo che il Padre eterno abbia avuto non poca ironia a salvare un operaio caduto da 15 metri di altezza a Saumur, nella Loira francese, dove stava restaurando una chiesa poca distante dall’accademia di cavalleria che tu avevi frequentato. Si è rivolto a te e ne è uscito perfettamente illeso! Tutto è possibile a Dio. Ne sei stato convinto da quando père Huvelin te ne ha fatto toccare la misericordia infinita in quel confessionale sul fianco sinistro della chiesa di Saint Augustin a Parigi. Ma probabilmente la intuivi già quando geografo e travestito da ebreo vagavi per il Marocco e l’Algeria, annotando usi e costumi, imparando i diversi dialetti arabi locali e realizzando dei magnifici schizzi di città e paesaggi (anche a Touggourt, dove seguiamo le tue orme), e soprattutto incontrando tanti credenti dell’Islam, sottomessi a Dio. Da loro hai imparato a credere: altra ironia di Dio! Diventare credente in Cristo grazie alla fede in Allah di tanti fratelli e sorelle musulmani.

Ed hai continuato a credere in questa smisurata e pazzesca misericordia divina nel tuo percorso di vita a zig-zag: nelle trappe in Francia ed in Siria, da giardiniere delle Clarisse a Nazaret e Gerusalemme, e finalmente in Algeria, dopo aver ricevuto il dono dell’ordinazione sacerdotale. Lasciatelo dire: sei veramente un “pazzo di Dio”! Ed è il tuo lato che preferisco: questa inquietudine, questo tuo fremere e continuare a cercarLo, sempre, fino all’utimo respiro.

Ho avuto la fortuna (credo che tu diresti piuttosto benedizione) di poterti venire a trovare più volte alla tua tomba ad El Meniaa, tra le sabbie del deserto, in questa splendida oasi dove i Padri Bianchi avevano costruito la chiesa di San Giuseppe ed un villaggio cristiano. Cristiani non ce n’è più, se non un prete e quattro suore, ma la chiesa e la tua tomba nel piccolo cimitero sono un luogo speciale per raccogliersi e pregare. Ed ascoltarti, inginocchiati sulla sabbia. Non so se avevo le orecchie ben aperte ma quello che ho sentito suonava più o meno così: “Sii te stesso, sempre. Lasciati plasmare e rigirare dal Signore, che ti conosce molto meglio di te stesso. Abbandonati a Lui come un bimbo nelle braccia del suo papà e non aver paura di aprire nuove strade, di sperimentare cose nuove, anche quando sembra folle e tutti ti dicono di desistere…. Padre, mi abbandono a Te, fa di me ciò che Tu vuoi.”

Grazie grand frère Charles, ti vogliamo bene

il tuo fratellino Piero