«Tutto sarà bene»

«Tutto sarà bene»

«In tempo di pandemia. Piccolo manuale per navigare a vista» è il titolo di una raccolta di saggi dedicati all’emergenza Coronavirus. Al cui interno compare una rilettura dello slogan dei primi giorni della pandemia a partire dal pensiero della mistica Giuliana di Norwich. Per passare da una mera rassicurazione psicologica (già contraddetta dalla realtà) a un vero sguardo di fede

 

Sono numerosi i saggi in forma ebook usciti a seguito della pandemia. Tra quelli in forma cartacea, che preferisco per la lettura, ho avuto tra le mani, per gentile premura, In tempo di pandemia. Piccolo manuale per navigare a vista. Il piccolo, elegante, libro (80 pagine) è pregevolmente curato da Gaetano di Palma e Pasquale Giustiniani, per la collana divinavidi di Artetetra (Capua, maggio 2020). I saggi sono scritti da studiosi legati, quasi tutti, alla Pontificia Facoltà dell’Italia Meridionale, Sezione Tommaso D’Aquino. È una scuola teologica a me molto cara: l’ho frequentata con entusiasmo da giovane presbitero e vi ho ottenuto i gradi accademici.

I saggi sono di carattere bioetico e filosofico, teologico, biblico, di economia ecologica e infine di carattere mistico.

Sono saggi di spessore, il cui significato e contenuto sono ben anticipati dall’ottima introduzione. Essa ha messo innanzitutto in luce come la pandemia sia una storia di sofferenza. Non l’unica tragedia, mi sembra opportuno ricordarlo, in questo nostro mondo malato; ma pur sempre una terribile tragedia. Migliaia di persone deboli, anziane o povere sono morte in modo particolarmente doloroso e angoscioso, senza nessun familiare accanto. Si muore una volta sola, e morire così mi sembra una cosa, un pensiero, del tutto insopportabile. Ogni riflessione dovrebbe rifuggire da trionfalismi, da facili lezioni da imparare, da pretese certezze e partire piuttosto prudenzialmente dalla consapevolezza di un dolore immane. Ad esclusione del saggio teologico, o meglio di filosofia tomista, che si presterebbe a commentare qualsiasi accadimento in cui la responsabilità di Dio rispetto al male venga chiamata in causa, i saggi prendono spunto dalla vicenda della pandemia come sconvolgimento epocale.

I saggi – molto incisivi – di carattere bioetico, biblico (sul giubileo di Levitico 25,11) e di economia ecologica o sostenibile hanno in comune la consapevolezza che la pandemia ci mette davanti all’ineludibile revisione del rapporto tra l’essere umano e la natura, l’ambiente, il creato, la biosfera. Non sono temi nuovi, la Laudato si’ e Querida Amazonia di papa Francesco avevano (non per la prima volta, ma in modo particolarmente efficace) proposto questi temi. Come già la Bibbia ci chiedeva, la terra ha bisogno di riposo; e l’economia può rallentare, ovvero deve abiurare la depravazione capitalista. Intrigante l’accenno alle implicazioni che l’episodio narrato da Marco (5,1-20) in cui Gesù sacrifica, per la guarigione di una sola persona, l’intera economia locale, persa nel mare con il perimento di 2000 porci.

Qualche parola di più desidero spendere sull’ultimo saggio, a firma di Lorella Parente, teologa di Salerno, dedicato alla mistica Giuliana di Norwich. È l’interesse per questo studio che mi ha avvicinato al libro, in quanto da tempo sono interessato alla via mistica all’interno del dialogo e confronto tra le tradizioni religiose asiatiche e il cristianesimo. La mistica inglese Giuliana (XIV-XV secolo) è autrice della frase “All shall be well” – Tutto sarà bene -, da cui, in qualche modo potrebbe derivare la frase “tutto andrà bene”, che fu molto popolare all’inizio della chiusura dell’Italia.

In realtà, come l’introduzione mette bene in evidenza, non è vero che “tutto andrà bene”, e infatti questo slogan non è più molto in voga. Ma è chiaro che le due frasi non sono affatto equivalenti: “il tutto andrà bene” aveva, così almeno mi sembra, un carattere psicologico (la fatica a credere a quello che stava succedendo: tutti chiusi in casa) e uno didattico, per proteggere e rassicurare i bambini – privati della frequentazione quotidiana dei compagni di scuola e dei nonni – dall’ansia e dalla paura.

L’idea di Giuliana invece, che tutto “sarà” bene, è all’interno di una visione profonda dell’origine e della destinazione in Dio di ogni cosa. Quando Giuliana tiene nel palmo della sua mano una nocciola, comprende che niente esiste per caso: neanche la cosa più piccola e insignificante (p. 68). E dunque tutto, nel creato e nella vita, merita attenzione e rispetto. Ho pensato ad un commovente episodio del film La Strada (1954) di Fellini. Il Matto parla a Gelsomina, una donna che si crede inutile, circa il suo valore:

«Io sono ignorante, ma ho letto qualche libro. Tu non ci crederai, ma tutto quello che c’è a questo mondo serve a qualcosa. Ecco, prendi quel sasso li, per esempio. Quale? Questo… Uno qualunque… Be’, anche questo serve a qualcosa: anche questo sassetto. E a cosa serve? Serve… Ma che ne so io? Se lo sapessi, sai chi sarei? Chi? Il Padreterno, che sa tutto: quando nasci, quando muori. E chi può saperlo? No, non so a cosa serve questo sasso io, ma a qualcosa deve servire. Perché se questo è inutile, allora è inutile tutto: anche le stelle. E anche tu, anche tu servi a qualcosa». (Per rivedere l’indimenticabile scena clicca qui)

Un altro aspetto della certezza di Giuliana che “tutto sarà bene” è la fede escatologica. Tutto sarà bene non perché le cose vanno bene, o come per magia si aggiusteranno, ma perché «Dio vuole che sappiamo che egli ci mantiene sempre nella medesima sicurezza, sia nella desolazione che nel benessere» (p. 70). Senza la fede nella destinazione ultima, escatologica, dell’uomo, non è affatto vero che tutto va bene. È un’esplicitazione di quanto Paolo scrive ai Romani (8, 28): «tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio».

Giuliana insiste molto sul fatto «che tutto sarà bene», perché sarà Dio ad intervenire per far sì che tutto «sarà bene». E l’intervento di Dio non si può rinchiudere nella nostra vicenda storica. Giuliana crede nelle promesse di Dio, e la via mistica le permette una lettura sapienziale degli accadimenti. Ma lo sguardo va oltre, dove solo l’esperienza mistica la può portare.