Movimenti popolari all’Arena di Pace

Movimenti popolari all’Arena di Pace

L’incontro dei movimenti popolari italiani, radunati oggi in Fiera a Verona attorno a cinque tavoli tematici, precede il grande evento dell’Arena di Pace che si terrà domani alla presenza di Papa Francesco

Diecimila persone saranno accolte domani 18 maggio nell’anfiteatro romano di Verona dove si terrà l’Arena di Pace 2024, alla presenza di Papa Francesco, che dialogherà con alcuni rappresentanti dei movimenti popolari che si riuniscono oggi, venerdì 17 maggio alla Fiera di Verona. Per tutta la giornata, circa 200 organizzazioni della società civile italiana – rispondendo positivamente alla chiamata di Francesco e aderendo all’invito del vescovo di Verona, Domenico Pompili – si ritrovano insieme per discutere i cinque ambiti di preparazione: “migrazioni”, “ecologia integrale e stile di vita”, “economia, lavoro e finanza”, “diritti e democrazia”.

Il dialogo dei tavoli tematici è iniziato il febbraio scorso con il primo appuntamento sul tema delle “Migrazioni”. È uno degli argomenti più caldi di questi ultimi anni, non solo in Italia, ma in tutta l’Europa e nel mondo. La discussione è partita da tre premesse, come si legge nel documento preparatorio: le insicurezze legate al fenomeno migratorio, che spesso si conosce poco e per il quale si hanno pochi riferimenti culturali; i dati reali sull’immigrazione effettiva; le misure che l’attuale governo sta prendendo rispetto alla questione. A queste problematiche seguono alcuni punti propositivi discussi dai gruppi, come la necessità di ripristinare modalità idonee di accoglienza dei minori, o il riconoscimento del pluralismo religioso con la disposizione di luoghi di culto adeguati. Testimonial di questo tavolo è João Pedro Stedile, uno dei fondatori e dirigente del Movimento Sem Terra (Mst) brasiliano che si batte per il riconoscimento dell’accesso alla terra come diritto umano. I diritti dei lavoratori rurali sono da sempre il fulcro della missione di Stedile, e all’Arena di Pace si farà mediatore tra il Santo Padre, che ha già incontrato più volte fin dal 2014, e i movimenti popolari.

Il secondo tavolo dal titolo “Ecologia integrale e stile di vita” si è riunito per la prima volta il 9 marzo, e il documento preparatorio pone l’attenzione sulla crisi climatica, un’emergenza comune a lungo dibattuta. Nel testo si espongono i tre livelli (personale, collettivo e istituzionale) su cui è necessario agire per favorire una conversione ecologica che punti alla generatività, ossia che tenga conto dell’altro e dell’ambiente che ci circonda, con i suoi limiti. La testimone di questo secondo gruppo è Vanessa Nakate, giovane attivista per il clima ugandese, portavoce della rete Fridays for Future. Ha fondato un movimento collettivo per la giustizia climatica (Rise Up 4 Climate Justice) e un progetto per l’installazione di pannelli solari nelle scuole ugandesi. Nakate ha seguito l’esempio di Greta Thunberg, attuando una serie di scioperi tra il 2018 e il 2019, e nel 2020 è stata nominata dalle Nazioni Unite “Giovane leader per gli obiettivi di sviluppo sostenibile”.

Lavoro, economia e finanza” è il tema del terzo tavolo, riunitosi per la prima volta il 23 marzo. Il testo di riferimento pone l’obiettivo di individuare le criticità che il modello economico attuale presenta. Si evidenzia come oggi le persone e l’ambiente sono trattati come beni di consumo, e di quanto sia necessario un approccio al lavoro e all’economia fondato sulla cura, con l’obiettivo di dare vita a un modello equo, solidale e sostenibile. Sono emerse in particolare le problematiche di polarizzazione del lavoro: da una parte vi sono fasce nelle quali i diritti dei lavoratori sono rispettati; dall’altra, fasce in cui la qualità dell’impiego è mancante. Ciò provoca forte instabilità e precarietà. Interlocutori con il Santo Padre in merito saranno i due testimoni, Aziz Abu Sarah e Maoz Inon, attivisti e imprenditori, il primo palestinese e il secondo israeliano. Entrambi credono nella possibilità di usare il turismo come strumento per avvicinare le comunità le une alle altre: attraverso le loro tante iniziative testimoniano la possibilità di cooperare per la pace.

Mahbouba Seraj è, invece, la testimonial del tavolo “Diritti e democrazia”. Giornalista e attivista afghana, candidata al Premio Nobel per la Pace nel 2023, è tra le fondatrici dell’Afghan Women’s Network, una rete di oltre 125 organizzazioni per la tutela dei diritti delle donne e per il sostegno alle vittime di violenza domestica. La sua attenzione verte oggi sullecittadine afghane che hanno più di 12 anni, le quali non possono studiare, lavorare, né camminare liberamente da sole. Il tavolo di cui è testimone ha affrontato il discorso sulla democrazia a partire dalla storia italiana, dalla sua Costituzione e dai valori di uguaglianza formale e sostanziale, individuando i problemi che la nostra forma di governo sta attraversando in questi anni. Tra le buone pratiche da promuovere per il miglioramento di tali condizioni vi sono, ad esempio, l’attenzione da rivolgere ai luoghi della democrazia (scuole, università, luoghi di lavoro…), il mantenimento della memoria antifascista, oltre che la diffusione del diritto alla protesta e alla disobbedienza civile.

L’ultimo tavolo è quello del “Disarmo”, attorno al quale la discussione si svolge, come riportato nel documento dedicato, a partire dall’assunzione del punto di vista delle vittime di tutte le guerre e delle altre forme di violenza ed esclusione, grazie anche a racconti e testimonianze. Partendo dalla situazione attuale il discorso si concentra sul problema del commercio di armi, oggi un tabù per la politica. I movimenti si pongono l’obiettivo di cambiare innanzitutto a livello personale, disarmando le relazioni e la comunicazione tra singoli, rinunciando al possesso di armi; questo impegno punta poi a diffondersi a livello sociale e infine politico-istituzionale, nel primo caso a partire dalle associazioni che promuoveranno la pace nel loro piccolo, mentre nel secondo vengono esposte delle richieste indirizzate alle istituzioni, richiamando all’attenzione l’art. 11 della Costituzione: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Tra le altre richieste, si citano in particolare la riduzione delle spese militari, la prevenzione delle pratiche violente di natura discriminatoria nei confronti delle minoranze, e ancora l’indebolimento della legge 185/1990 sul controllo del commercio delle armi. A testimoniare per questo gruppo è stato chiamato lo storico, politico e attivista italiano Andrea Riccardi, uno dei fondatori della Comunità di Sant’Egidio, che dal 1968 opera a sostegno delle persone marginalizzate e per la promozione della pace.

Giustizia e pace si baceranno

È questo il filo conduttore della giornata di domani 18 maggio in Arena. E sarà anche il tema attorno al quale verterà l’intervento del Papa, che risponderà ad alcune domande sorte nel corso degli incontri dei tavoli tematici dei movimenti popolari, alla presenza dei testimonial di ciascun ambito. Sono previsti due collegamenti con la Terra Santa, il primo con Israele e il secondo con la Cisgiordania, per potersi mettere in ascolto e in dialogo con entrambe le realtà. L’evento darà poi spazio a tanti artisti ospiti che porteranno le loro testimonianze.

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L’intero evento verrà trasmesso in diretta su Rai 1 a partire dalle 9:45, e sui canali di Telepace (canale 76 per le provincie venete e Mantova, e 75 per Roma e Rieti).