La missione si fa Festival

La missione si fa Festival

Presentato il Festival della Missione 2022, che sarà anticipato da tutta una serie di eventi che coinvolgeranno anche il Centro Pime di Milano. Presenti l’arcivescovo Mario Delpini, il vescovo di Rumbek Christian Carlassare, padre Pier Luigi Maccalli e Zakia Seddiki

Tornare a vivere nel segno della relazione e del dono. Tornare ad assaporare il bello dell’altro e dell’altrove con uno sguardo empatico, aperto al mondo. In sintesi, “Vivere per-dono”. Che è lo slogan con cui oggi è stato presentato il Festival della Missione 2022. Che si terrà a Milano dal 29 settembre al 2 ottobre del prossimo anno. Ma che sarà anticipato da un ampio e variegato programma di iniziative ed eventi, che coinvolgono vari ambiti – scuola, università, carcere, parrocchie, monasteri – e con varie modalità – conferenze, contest, gemellaggi tra giovani che vivono in Africa, Asia, America Latina, veglie di preghiera e così via. Anche il Pime sarà in prima linea con tutta una serie di iniziative di animazione giovanile a cura dei missionari; percorsi nelle scuole organizzati dall’Ufficio educazione alla mondialità (Uem); ed eventi culturali a cura della rivista “Mondo e Missione”. Il primo è già previsto per il 10 novembre alle ore 21, presso il Centro Pime di Milano, con testimonianze dirette dal Myanmar.

«Milano ha bisogno di sentirsi dire: “Svegliati! Vivi!” – ha detto con forza l’arcivescovo Mario Delpini -. La nostra città è come se si fosse risvegliata da un incubo ed ora è tentata di vivere di miraggi. Il Festival della Missione può aiutare a svegliare Milano, a incoraggiarla a vivere per il fuoco che lo spirito ha acceso nel cuore dei missionari».

Oltre che dalla diocesi ospite, il Festival è promosso dalla Fondazione Missio e dalla Conferenza degli Istituti missionari italiani (Cimi). «Come promotori – ha evidenziato il direttore generale Agostino Rigon – abbiamo avuto da subito ben chiaro questo obiettivo: ritornare sulla strada, incontrare la gente, uscire dai nostri templi, dalle nostre case, dai nostri recinti, e far sì che tutto questo non rimanesse limitato ai quattro giorni del Festival, ma che avesse un momento di preparazione e un proseguio nel tempo, collegati al resto dell’animazione missionaria nazionale».

Quanto alla direttrice artistica Lucia Capuzzi ha fatto notare come «il focus sarà innanzitutto sulle storie: storie di missionari ma non solo, per incontrare altri mondi, entrare in dialogo con tutti, spalancare finestre e abbattere muri».

E proprio le storie dei tre “testimonial” chiamati a tagliare simbolicamente il nastro di partenza di questa lunga avventura del Festival hanno fornito un “assaggio” della bellezza della missione, anche quando incontra situazioni tragiche o di sofferenza.

Lo ha sottolineato con grande dignità la moglie dell’ambasciatore Luca Attanasio, ucciso in Repubblica Democratica del Congo, nel febbraio dello scorso anno. «Non sono il numero di anni di una vita che contano, ma la vita che si vive in quegli anni – ha detto Zakia Seddiki -. Luca ha dato senso alla sua vita e anche alla sua morte. È meglio fare di questo nostro breve passaggio sulla terra un’occasione per rendere felici noi stessi e gli altri. Tutti abbiamo una missione. La vita è condividere».

È stato nel segno della relazione anche l’intervento di padre Pier Luigi Maccalli, missionario della Società delle missioni africane (Sma), che ha vissuto per due anni in prigionia nel Sahel, sequestrato dai terroristi islamici. «Ho subito molte privazioni, ma la più importante delle cose di cui ero privato era il non poter comunicare. Ho sentito forte come siamo intessuti di relazione. Proprio in quel periodo ho capito che missione è umanizzazione, perché solo dalla fratellanza può nascere un mondo nuovo». Padre Maccalli porterà in anteprima la sua testimonianza al Centro Pime nell’ambito dell’Ottobre missionario 2021 questo mercoledì 27 ottobre alle ore 21.

Infine, mons. Christian Carlassare, vescovo eletto di Rumbek, in Sud Sudan, gambizzato alla vigilia del suo insediamento, ha parlato di “per-dono”. «Quando mi sono risvegliato in ospedale, la prima parola è stata “perdono”. Mi è uscita dal cuore. E proprio quella parola mi ha liberato dalla paura e dal rancore. Mi ha dato libertà. Oggi desidero tornare in Sud Sudan, proprio perché credo che la mia esperienza possa aiutare questo popolo così diviso a superare la violenza e a vivere con responsabilità l’indipendenza che ha conquistato».

Queste e molte altre storie – e tanto altro materiale – sono disponibili sul nuovo sito del Festival della Missione 2022 e sui canali Facebook, Instagram, Twitter e YouTube.