Papa Francesco ha nuovamente lanciato un appello per metter fine al terribile conflitto che sta devastando l’Etiopia e in particolare per la gravissima crisi umanitaria che si aggrava di giorno in giorno e che affligge ormai milioni di persone
Papa Francesco ha di nuovo lanciato un appello affinché «questo sia un tempo di fraternità e di solidarietà in cui dare ascolto al comune desiderio di pace». Ma dall’Etiopia continuano ad arrivare notizie di guerra mentre si aggrava la crisi umanitaria
Il conflitto nella regione del Tigray, scoppiato a inizio novembre, ha provocato una crisi umanitaria catastrofica. E ha riaperto vecchie e nuove tensioni, che rischiano di esplodere anche a livello regionale
La testimonianza del dottor Antonio Puccio – chirurgo dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo – che dal 2008 spende ogni anno le sue ferie per curare il labbro leporino all’Hewo Hospital di Quiha, nella zona oggi teatro del conflitto tra il Governo federale di Addis Abeba e il Fronte popolare di liberazione tigrino. «Temiamo sia stato danneggiato ma è tuttora impossibile comunicare»
Dopo tre settimane di combattimenti, il premier etiope Abyi Ahmed dichiara la presa di Makallè e il controllo della regione del Tigray. Ma i leader del Fronte popolare di liberazione del Tigray si dicono pronti a «combattere gli invasori sino all’ultimo». Si rischia una guerriglia senza fine
Scade oggi, 25 novembre, l’ultimatum del premier etiope Abiy Ahmed alle forze del Tigray. Ma qualunque sia l’esito – si teme un attacco al capoluogo Makallé – la situazione umanitaria è già catastrofica.
Si sono conclusi i lavori della Grand Ethiopian Renaissance Dam (Gerd), l’enorme diga sul Nilo Azzurro. Ed entro luglio dovrebbe riempirsi completamente il gigantesco bacino idrico. Un progetto controverso che allarma Egitto e Sudan. E potrebbe avere gravi ripercussioni su clima e ambiente