Thailandia, la Pasqua di chi non può essere battezzato

Thailandia, la Pasqua di chi non può essere battezzato

La Pasqua è il giorno per eccellenza dei Battesimi dei nuovi cristiani. Ma in molti posti i catecumeni che attendevano questo giorno hanno dovuto forzatamente rimandarlo causa le restrizioni imposte dal Coronavirus. Il racconto di padre Marco Ribolini, missionario del Pime in Thailandia: «È una grande prova per loro e questo ci preoccupa. Ma la storia delle missioni ci dice che la fede produce frutti anche nelle situazioni più complicate»

 

Tutti abbiamo dovuto rinunciare a qualcosa in questa Pasqua segnata dall’emergenza Coronavirus. Ma c’è qualcuno a cui questa situazione ha imposto forzatamente di rimandare qualcosa di particolarmente prezioso. È il caso dei catecumeni, cioè i nuovi cristiani che si preparavano a ricevere il Battesimo: fin dai tempi più antichi la veglia pasquale è la notte dedicata in maniera particolare a loro. E nei Paesi di prima evangelizzazione questo è ancora un fatto ben visibile: non c’è praticamente anno in cui non ci sia da fare festa a Pasqua per qualcuno che si è avvicinato alla comunità cristiana, ha compiuto l’intero cammino del catecumenato e può finalmente ricevere il sacramento del Battesimo. Ecco: nella Pasqua 2020 anche questo è saltato, rinviando per molti la gioia del dono più prezioso per ogni cristiano.

Come è stata vissuta questa esperienza? Abbiamo chiesto di raccontarcelo a padre Marco Ribolini, missionario del Pime a Mae Suay, nel nord della Thailandia. In questa regione sono ben 29 i villaggi degli akha e dei lahu – le «tribù dei monti» – che padre Marco solitamente visita nel suo ministero. Piccole comunità dove la fede è ancora molto giovane e dove in molti si stavano preparando – appunto – a ricevere il Battesimo in questa Pasqua.

«I catecumeni sono riusciti a compiere il momento del primo scrutinio la prima domenica di Quaresima qui in parrocchia Mae Suay – racconta padre Ribolini -. Poi però è arrivato anche qui il lockdown e per questo abbiamo dovuto sospendere i battesimi. Anche in Thailandia infatti dall’inizio di marzo non possiamo svolgere attività che coinvolgano tante persone: adesso il limite è cinque in uno stesso ambiente. Nei villaggi delle tribù dei monti, invece, io non posso nemmeno entrare: dalla strada principale all’ingresso di ogni comunità ci sono posti di blocco che impediscono l’accesso a tutti per evitare la diffusione del contagio. Per cui oggi in questi villaggi la cura pastorale è  affidata ai prayer leader, cristiani locali che tengono insieme la loro piccola comunità».

Per stare loro accanto anche la parrocchia di Mae Suay – che è dedicata allo Spirito Santo – diffonde materiali per la preghiera attraverso i social network. Su quando però potrà riprendere una presenza pastorale dei missionari nelle comunità, anche in Thailandia non c’è nessuna certezza. «La chiusura nel Paese è stata decretata fino a fine aprile, ma non è detto che non prosegua anche oltre – continua padre Ribolini -. Il governo ha già detto che le scuole non riapriranno il primo maggio, come accade ogni anno, ma solo il primo luglio. Per i Battesimi un’ipotesi è celebrarli a Pentecoste, che è anche la festa della nostra comunità. Vedremo se sarà possibile… Altrimenti un altro momento potrebbe essere ottobre…».

Al di là della data il pensiero è soprattutto a ciò che questo rinvio significa per i catecumeni: «A livello di fede è chiaramente una grande prova – commenta padre Marco -. Ricorda altre tribolazioni, come quando in altri contesti i missionari venivano espulsi. Certo il rischio della crisi c’è, soprattutto se i mesi dovessero diventare tanti: dovremo vedere come le nostre comunità ne verranno fuori, quanto i prayer leader in queste comunità di recente evangelizzazione avranno testimoniato una fede solida. So di qualche caso in cui la tentazione di un ritorno alle cerimonie degli spiriti in una situazione come questa è molto forte; specie in un momento in cui non ci è permesso di vistarle nemmeno per i funerali. Ma proprio l’esperienza del passato qui in missione ci ha tramandato anche altro: storie in cui la fede seminata ha prodotto frutti straordinari nelle condizioni più complicate e più estreme. Preghiamo affinché sia così anche questa volta».

Nella foto: la preghiera nel giorno di Pasqua in un villaggio del tribù dei monti in Thailandia