Sudafrica nucleare? La Chiesa chiede un referendum

Sudafrica nucleare? La Chiesa chiede un referendum

Anche la Conferenza episcopale critica il piano per la costruzione di nuove centrali nucleari: nel mirino l’assenza di dibattito e il rischio corruzione 

 

Diamanti, oro, platino, carbone: è anche sulle ricchezze del sottosuolo che il Sudafrica, in tre secoli, ha costruito le sue fortune. Se oggi il Paese discute ancora di una risorsa mineraria, l’uranio, non è però per valutare guadagni possibili, ma spese e rischi. A metà dicembre, infatti, il governo ha dato il via libera alla seconda fase di un controverso progetto nucleare, che dovrebbe portare alla costruzione di reattori capaci di produrre 9,6 gigawatt di energia atomica.

Le autorità la definiscono una scelta quasi inevitabile, dopo un anno e mezzo in cui guasti alle vecchie centrali (quasi tutte termoelettriche) e alla rete di distribuzione hanno portato addirittura a periodici blackout programmati, nell’intero paese. Sono molti però gli avversari della nuova corsa al nucleare del Sudafrica, che già negli anni Ottanta, sotto il regime di minoranza bianco, decise la costruzione della centrale di Koeberg, ancora attiva oggi. Tra i critici dell’atomo c’è anche la Chiesa cattolica, che attraverso la commissione Giustizia e pace locale ha chiesto di tenere un referendum nazionale sulla questione.

“Quello che ci chiediamo – spiega il gesuita Peter John Pearson, che guida l’ufficio della Conferenza episcopale presso il parlamento (Cplo) – è se siano stati fatti tutti i passi necessari per capire cosa è in gioco: non ci si è chiesti perché Francia e Germania stiano riducendo la loro dipendenza dall’energia nucleare e se esistono altre fonti di energia a cui guardare…”. Nel dibattito in corso c’è bisogno quindi “di fare le domande giuste”, prosegue il religioso, e una è certamente quella sui costi: la previsione del governo è di spendere mille miliardi di rand, oltre 58 miliardi di euro. “Sono in molti – ricorda Pearson – a dire che in una situazione economica difficile questa non è una priorità, soprattutto considerando l’enorme quantità di denaro da spendere e quindi il rischio di corruzione altissimo”.

A mobilitarsi non sono solo attivisti della società civile, come quelli che vogliono evitare la costruzione di uno dei nuovi reattori a Thyspunt, nella provincia del Capo orientale. Contro il programma si sono pronunciati partiti d’opposizione di centrodestra (l’Alleanza Democratica, che denuncia un abuso di potere del governo) e di sinistra (i radicali Combattenti per la libertà economica hanno invitato ad usare i fondi statali per rendere gratuita l’istruzione universitaria). E di “incertezza” sull’esito del progetto hanno parlato anche gli esperti della compagnia di analisi finanziaria internazionale Nomura.

Prima che tecnica la questione è però sociale, sostiene padre Pearson, riprendendo un concetto contenuto anche nell’enciclica “Laudato si’” di papa Francesco. “Per il pensiero dominante le questioni ambientali sono una preoccupazione secondaria, ma come religiosi abbiamo sempre sottolineato l’inseparabilità degli abusi contro la natura da quelli contro l’essere umano. Le due cose – conclude – procedono sempre insieme”.