Da 150 anni in casa vostra

Da 150 anni in casa vostra

Nel 2022 la nostra rivista festeggia un traguardo importante riscoprendo le sue radici e guardando al futuro. Con una veste grafica tutta nuova in arrivo dal prossimo numero di febbraio

Su queste pagine ogni mese raccontiamo storie che arrivano dagli angoli meno conosciuti del mondo. Di solito cerchiamo di farlo rendendoci il più trasparenti possibile, per lasciare che a parlare siano i testimoni che incontriamo. Per una volta, però, permetteteci di fare un’eccezione: questo mese vogliamo parlare un po’ di noi. Inizia, infatti, un anno speciale per questa rivista: con il 2022 Mondo e Missione taglia il traguardo dei 150 anni ininterrotti di pubblicazione. Nell’aprile 1872, infatti, venne pubblicato il primo numero di Le Missioni Cattoliche, la testata originaria da cui il giornale che avete tra le mani ha preso vita. Questa ricorrenza ci è parsa non solo un’occasione preziosa da celebrare, ma anche un momento per riscoprire insieme il senso di ciò che ogni mese portiamo nelle vostre case. E provare a interrogarci su che cosa chieda il contesto di oggi a una rivista missionaria.

Per capirlo, però, è bene (come sempre) partire dalla nostra storia: come e perché sono nate queste pagine? L’origine vera va ricercata in Francia: nel 1872 Le Missioni Cattoliche nacquero, infatti, dall’esperienza del bollettino settimanale omonimo che – quattro anni prima a Lione – aveva iniziato a pubblicare l’Opera per la Propagazione della fede, la grande iniziativa di animazione missionaria creata nel 1822 dalla laica Pauline Jaricot (che nel prossimo mese di maggio verrà proclamata beata). Già da diversi anni, l’Opera diffondeva gli Annali, cioè il resoconto del lavoro svolto dai missionari impegnati nell’evangelizzazione ai quattro angoli del mondo. Però c’erano lettori che, terminato quel fascicolo, chiedevano di sapere qualcosa di più, «cercavano notizie più pronte, cognizioni più estese e particolari dei Paesi percorsi dai missionari».
Fu dunque una curiosità rispetto al mondo, che i passi avanti nelle comunicazioni rendevano più vicino, a far nascere la rivista. E così Le Missioni Cattoliche in Francia si ripromettevano di registrare dall’Asia o dall’Africa, dalle Americhe o dall’Oceania, non solo le “imprese” dei missionari, ma anche «le notizie più minute d’ogni giorno, i viaggi, le cose di storia naturale, etnologia, statistica, le necrologie, le bibliografie».

Fu una novità che non passò inosservata a Milano, al Semi­nario lombardo per le missioni estere, l’Istituto nato nel 1850 per volontà di monsignor Angelo Ramaz­zotti e che poi nel 1926 sarebbe diventato il Pime. Dopo la prima sfortunata missione in Papua Nuova Guinea, conclusasi nel 1855 con il martirio del beato Giovanni Battista Mazzucconi, quelli erano ancora gli anni degli inizi in tante delle missioni che avrebbero segnato la storia di quello che sarebbe diventato il Pime specialmente in Asia. Il numero dei missionari era ancora molto ridotto: tutti insieme non arrivavano a poche decine; eppure l’idea che l’informazione sul mondo fosse uno dei compiti fondamentali era già sorprendentemente chiara. Del resto, monsignor Giuseppe Marinoni, il primo superiore dell’Istituto, la praticava a tutto campo: non a caso, nel 1864 era stato tra i fondatori dell’Osservatore cattolico, un quotidiano della Milano post risorgimentale.

Ma l’edizione italiana di Le Missioni Cattoliche fu soprattutto l’opera di padre Giacomo Scurati, altro grande protagonista della vita della Chiesa milanese di quegli anni. Padre Scurati era partito per la Cina a nemmeno trent’anni nel 1860 come missionario del Seminario lombardo; arrivato a Hong Kong gli era stato affidato l’incarico di accompagnare il visitatore apostolico monsignor Luigi Spelta in un lungo viaggio nelle missioni cinesi. Ma quell’esperienza era finita in maniera tragica: ammalatisi entrambi, monsignor Spelta era morto a Wuchang nel settembre 1862, mentre Scurati era stato costretto a tornare a Milano, da dove non sarebbe più ripartito. Il desiderio di raccontare quel mondo che aveva avuto modo di osservare gli era però rimasto impresso. Così fu lui a chiedere al direttore dell’Opera per la Propagazione della fede Sta­nislao Laverrière il permesso di poter tradurre e diffondere anche in Italia quel bollettino pieno di notizie che in Francia aveva cominciato a circolare. «Il bene che questo periodico può fare anche tra noi, ove venga largamente diffuso – scriveva nel suo primo editoriale – ci ha fatto concepire il disegno di offrirlo ai nostri connazionali, lettura istruttiva, piacevole, nutrimento del cuore e della fede, sprone ad opere generose».

Nel 1872 un numero della rivista costava 25 centesimi; l’abbonamento annuale 10 lire che andavano inviate con un vaglia postale all’apposito ufficio di via San Calocero 7, la prima sede milanese dell’Istituto. Nei primi numeri prevalevano in maniera netta le traduzioni tratte dalla rivista di Lione; ma padre Scurati dichiarava subito la volontà di pubblicare anche «notizie e studi di missionari della nostra penisola, a qualsiasi istituto appartengano».
Le Missioni Cattoliche nacquero, dunque, da subito con uno sguardo molto ampio: scorrendo le pagine delle prime annate si incontrano Cina, India, Australia, Argentina, Sudafrica, Messico, Giappone, Egitto, Siria, Libano, Colombia, Brasile, Africa occidentale e centrale, Haiti, Birmania, Ceylon, Indocina, Corea, Algeria, Bolivia… Si trovano studi (a volte a puntate) su «usi e costumi» dei popoli; sulle «esplorazioni» compiute dai missionari nei luoghi più remoti; monografie sul patriarcato di Costantino­poli e sulle Chiese armena, maronita, ortodossa di Grecia; studi sulle religioni non cristiane. Padre Piero Gheddo, indimenticato direttore di questa rivista per ben 35 anni (dal 1959 al 1994), riscrivendo la storia di quegli inizi annotava acutamente: «È sorprendente che, con un’Italia ancora chiusa in ristretti orizzonti, la rivista di un piccolo Istituto spaziasse coraggiosamente nel mondo intero».

Padre Scurati restò alla guida di Le Missioni Cattoliche per quasi trent’anni, fino a quando nel 1891 – alla morte di monsignor Marinoni – fu chiamato a succedergli alla guida dell’Istituto. Dopo di lui al timone della rivista del Pime si sarebbero alternati più di 20 direttori. Tra loro anche un beato, padre Paolo Manna, lui pure costretto a rientrare dalla missione in Birmania e divenuto grande costruttore della rete delle Pontificie opere missionarie in Italia (Pum). Fu padre Manna a volere anche la nascita di Italia Missionaria, la rivista dei ragazzi che per tanti anni ha affiancato Le Missioni Cattoliche, e Venga il tuo Regno, il periodico del Pime per le famiglie che fino a pochi anni fa ha avuto la sua redazione e il suo cuore nell’Italia meridionale.

Nel 1969, infine, con padre Gheddo e la stagione del Concilio Vaticano II, arrivò anche il cambio del nome: Le Missioni Cattoliche diventarono Mondo e Missione, sviluppando un’intuizione che anticipava già l’idea di “Chiesa in uscita”, oggi così cara a Papa Francesco. Nello stesso tempo, però, il cambio di nome non fu altro che una riattualizzazione dell’ampiezza di orizzonti che già padre Scurati aveva vissuto e promosso.

Celebrare i nostri 150 anni – allora – significa tornare a queste radici, che non smettono di stimolarci. Il contesto, lo sappiamo tutti, è profondamente cambiato: se 150 anni fa un mondo divenuto improvvisamente a portata di mano suscitava tante curiosità a cui provare a rispondere, oggi nell’era dei social network rischiamo di vivere dentro bolle dove non ci si stupisce più di nulla. Ma forse proprio per questo diventa ancora più urgente quello sguardo ampio, aperto su ogni orizzonte dell’umano, che ci è stato trasmesso come eredità preziosa da chi ha voluto che il Pime, nella sua missione evangelizzatrice, producesse anche informazione.

Tutto questo nella consapevolezza che le forme della comunicazione nel tempo cambiano. Già oggi Mondo e Missione non è più solo una rivista cartacea, ma anche il sito web mondoemissione.it, i suoi canali social, le nostre mostre e molti eventi – in presenza e on line – che promuoviamo al Centro Pime (e non solo). Dal numero di febbraio, poi, anche le pagine della rivista si presenteranno in una formula completamente rinnovata: Mondo e Missione avrà infatti una nuova veste grafica che, come avrete modo di scoprire, non sarà solo un cambio di abito, ma anche un modo per comunicare con maggiore chiarezza quanto ci sta a cuore. Intanto, già dal numero di gennaio, troverete due nuove pagine che ci accompagneranno d’ora in poi, curate dalla redazione di Asia­News, l’agenzia di informazione promossa dal Pime che ogni giorno offre on line notizie e approfondimenti su quello che Giovanni Paolo II amava definire «il continente del Terzo Mil­lennio». Anche mettere insieme le forze è un modo per mantenere aperto il nostro sguardo. Per continuare a «nutrire il cuore e la fede», come ci dicevano i nostri pionieri 150 anni fa.

 

LA STORIA VISTA DA NOI

Durante tutto il 2022 ripercorreremo i nostri 150 anni, andando a riscoprire anche alcune “perle” dal ricchissimo archivio della nostra rivista. Lo faremo innanzitutto con una rubrica che ci accompagnerà tutto l’anno: ogni mese, un evento o un personaggio storico significativo “scovati” sulle pagine di “Le Missioni Cattoliche” e “Mondo e Missione”. Partiamo da un episodio vicino agli anni della fondazione della rivista per arriva[re, mese dopo mese, fino ai giorni nostri. Altri contenuti di questo tipo li proporremo sul sito mondoemissione.it e sulle nostre pagine social, insieme a un viaggio in 150 immagini attraverso copertine e illustrazioni significative tratte dalle nostre riviste.