Nel Paese oggi nell’occhio del ciclone per gli attacchi Houthi nel Mar Rosso, la ong fondata da Asia Al-Mashreqi ha aiutato due milioni di rifugiati di guerra. «Ma il mondo ha lasciato solo il mio popolo», dice la vincitrice del Premio Nansen dell’Onu. Che è la protagonista anche della nuova puntata di Finis Terrae
Padre Ibrahim Faltas, padre Gabriel Romanelli e, dall’Egitto, padre Rafic Greice lanciano appelli per scongiurare l’incursione israeliana a Rafah, che rischia di provocare un «dramma finale» per la Striscia di Gaza e la sua popolazione
Mentre la violenza in Medio Oriente raggiunge livelli sconcertanti, le parole di odio rischiano di soffocare le voci di chi, su entrambi i fronti, non smette di lottare per la riconciliazione. Voci che spesso sono quelle delle donne. Come le protagoniste della nuova puntata di Finis Terrae
La guerra a Gaza e il terrorismo in Israele ci interpellano. Per questo la nostra rivista ha promosso una serata con voci da Israele e Palestina per farci carico delle sofferenze di entrambi i popoli. E ascoltare anche chi dentro il conflitto prova ad aprire un varco alla pace. Ecco il video
A Dubai, contestata sede del prossimo vertice ONU sui cambiamenti climatici, i milioni di lavoratori stranieri sono vittime di abusi e sfruttamento. Ma il manager italo-siriano Abdullah al-Atrash ha provato a creare un’azienda che mettesse al centro le persone e il rispetto del pianeta, sperimentando un modello di successo che oggi fa scuola, nel Golfo Persico e non solo. Legato al movimento dei Focolari, al-Atrash è anche il referente per gli Emirati Arabi di The Economy of Francesco, una comunità internazionale formata da giovani startupper, imprenditori e attivisti impegnati in un processo di cambiamento verso una nuova economia inclusiva e sostenibile dal punto di vista ambientale.
A Dubai, contestata sede della conferenza Onu sul clima, un’azienda ispirata al modello promosso dal Movimento dei focolari punta su solidarietà e attenzione al creato. «Andando controcorrente, la nostra produttività si è impennata»
Per il vicario d’Anatolia bisogna rispondere alle questioni “profonde” del conflitto, partendo da uno Stato palestinese. Le grandi potenze si devono «fare da parte» e favorire un processo «autonomo e lungo» ma che porterà la pace nella regione. Oggi Giornata di preghiera e digiuno indetta da Papa Francesco per «spegnere l’odio montante»
È quanto sostiene il leader cattolico palestinese di Betlemme, Bernard Sabella, già rappresentante di Fatah e segretario esecutivo del servizio ai rifugiati palestinesi del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, in un discorso pronunciato oggi al Consiglio d’Europa